L’attuale poca presa di prospetti finlandesi in NHL

di Nicola Tosin

Perdendo tempo tra statistiche e notizie di contorno, ci si è resi conto che nel primo giro dell’ultimo draft NHL non è stato chiamato alcun giocatore finlandese. Un qualcosa accaduto pure nel 2021, due volte in poco tempo dopo che per un decennio non era mai successo. Un dato strano, inaspettato, contando che la nazionale finlandese viene da due ori mondiali negli ultimi quattro anni.

E’ vero che i mondiali sono un capitolo da leggere con estrema cura, i giocatori chiamati in causa cambiano di continuo e difficilmente risultano essere quelli di maggior caratura, però il fatto che dai tavoli disposti a Nashville non sia stato chiamato alcun finlandese fa aggrottare la fronte. E’ vero che nell’ultimo periodo il panorama svedese offre maggiore cassa di risonanza oltreoceano, basti vedere che alcune partite della SHL vengono passate pure su determinate reti come ESPN, però siamo sempre stati ancorati ad una certezza: Svezia e Finlandia si dividono la fetta per offrire maggiori talenti al campionato più blasonato del mondo. Un must europeo, come mettere i piedi sul pavimento una volta alzati dal letto la mattina.

Se ci basiamo su un campione specifico riguardante gli ultimi dieci anni, la situazione sembra abbastanza cambiata: la Finlandia ha portato ventritré giocatori al primo giro, la Svezia ben quarantuno. Quasi il doppio, con la marcata differenza degli ultimi anni: dal 2019 ad oggi, quindi in quattro edizioni, di finlandesi ne sono stati scelti sei, un dato che la Svezia ha pareggiato con solo l’ultima tornata. La Svezia viene da tre draft con ben sedici prospetti selezionati, sei nelle edizioni 2021 e 2023. Si è creato un solco, bello netto, come per le due leghe rappresentanti tali nazioni: se una volta Liiga e SHL potevano essere messe quasi alla pari, ora come ora la seconda è collocata in un piedistallo sicuramente maggiore rispetto alla prima. Offrono un gioco simile, veloce ed in grado di esaltare la tecnica personale, ma a dei livelli decisamente differenti.
Ritornando al concetto dei piazzamenti mondiali delle due nazioni, questo drastico calo di finlandesi non ha molto senso: i due ori di cui si è già parlato, tre medaglie d’argento e due quarti posti nell’ultimo decennio. Dati di un certo spessore, da nazionale d’elite, contando che la Svezia la possiamo mettere quasi allo stesso livello: pur vero che ha vinto tre ori, due di fila nel 2017 e 2018, ma ha raggiunto solo un’altra volta il terzo posto ed in tutte le altre edizioni non è stata in grado di saltare l’ostacolo dei quarti. Se i talenti venissero scelti solamente da questi dati anche la vostra nonna avrebbe fatto parkour a 90 anni, però contando che gli americani sono in grado di ragionare a massimi sistemi prefissati il paragone non sembra nemmeno tanto esagerato. Poi, vanno bene le scelte di questo o di quell’altro, però alla fine conta quanto questi giocatori sono in grado di giocare a quel determinato livello. Lanciamo una provocazione: che sia colpa di Kaapo Kakko?
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