Hockeytown si trova in Colorado

Gli Avalanche chiudono un’annata stellare per Denver

di Marcello Savastano

IMG-20220629-WA0006Tutto è cominciato a fine Marzo, quando la Denver East Hockey è riuscita a vincere il campionato Nazionale High School, un campionato i cui partecipanti non erano ancora nati ai tempi delll’ultima Stanley Cup degli Avalanche; ad inizio Aprile, poi, la Colorado University ha conquistato l’ambito titolo NCAA ai danni dei favoriti Minnesota State, nella finale del Forzen Four.

IMG-20220629-WA0005La squadra di Bednar ha conquistato il trofeo più importante qualche giorno fa, ma le radici di questa squadra ricostruita da Joe Sakic affondano fino alla stagione 16/17 conclusa dagli Avalanche all’ultimo posto della regular season con soli 48 punti conquistati nella più nera delle stagioni per la franchigia.
Tutto è nato da lì e dalla decisione con cui il general manager ed il suo staff hanno deciso di ribaltare la rosa vendendo Duchene nel Novembre successivo e dando in mano le chiavi della squadra a MacKinnon che da leader sul ghiaccio è riuscito a prendere in mano subito la situazione trascinando letteralmente la squadra ai playoff in una gara 82 thriller contro i St.Louis Blues che un anno dopo quell’estromissione riusciranno ad alzare la coppa.
Di superstiti di quella squadra ce ne sono altri quattro: il capitano Landeskog che ha finalmente trovato la sua dimensione come finalizzatore, Rantanen che invece in questi playoff è stato più utile come uomo assist, Compher come sempre autore di reti pesanti ed Erik Johnson che durante le ultime due stagioni era stato vicinissimo al ritiro per colpa dei continui infortuni invece oggi si trova sul tetto del mondo (come piace dire agli americani).

Gli Avalanche, che uscirono al primo turno, guadagnarono però molto di più da quella stagione e per capire cosa dobbiamo fare un passo indietro; poco prima dell’Entry Draft tifosi forse anche parte della dirigenza erano disperati per la lottery conclusa nel peggiore dei modi per una squadra arrivata ultima la stagione prima, quarta scelta.
Quello che quasi nessuno avrebbe potuto immaginare è che da quella quarta scelta è venuto fuori un vero e proprio tesoro.
IMG-20220627-WA0010Nonostante non fosse neanche nei primi 5 prospetti top per molti esperti, Sakic decise di portare a casa Cale Makar, difensore di belle speranze che solo due anni dopo esplose nell’ambito dell’hockey giovanile con UMass spingendo la propria squadra al Frozen Four e vincendo poi l’Hobey Baker come miglior giocatore della categoria a livello Nazionale.
Altro incrocio fondamentale l’aver perso quella semifinale per il giovane difensore canadese che riuscì a firmare subito il contratto da professionista ed a raggiungere dopo due giorni gli Avalanche durante la prima serie dei playoff dove affrontavano la favoritissima Calgary che arrivava da una stagione straordinaria.

Che il ragazzo fosse un predestinato lo si capì subito al momento dell’esordio, quando in Gara 3 a Denver l’ultimo arrivato riuscì a segnare al suo primo tiro in porta, nel primo periodo della sua prima apparizione in NHL.
Dopo sole quattro stagioni è ormai riconosciuto come uno dei migliori giocatori della lega, secondo molti riuscendo anche a scavalcare il proprio compagno MacKinnon in quella graduatoria che da anni ormai lo vede rivaleggiare con McDavid e questa stagione è riuscito a fare incetta di premi diventando il primo giocatore della storia a vincere Hobey Baker, Calder Trophy, Norris Trophy, Conn Smyth Trophy e Stanley Cup ed il terzo in assoluto a portare a casa il premio per il miglior difensore della regular season e quello di MVP dei playoffs (Solo in due prima di lui avevano vinto questo premio prima dei 23 anni: Bobby Orr e Nick Lidstrom, non proprio gli ultimi arrivati).
Certo, per smussare gli angoli che il gioco di un difensore con poca esperienza gli si è dovuto trovare il partner perfetto e qui entra prepotentemente in gioco il GM, Joe Sakic.

IMG-20220629-WA0007Lui che già è una leggenda di Denver per aver alzato le prime due Stanley Cup della franchigia, ora è definitivamente diventato un mito come dirigente che fino a questo momento è riuscito a vedere oltre ed a mettere in piedi scambi che visti ora sembrano impossibili.
A partire proprio da Toews, preso la stagione scorsa come RFA in cambio di due seconde scelte agli Islanders, ora è diventato uno dei più solidi della lega che ha portato per mano Cale nella sua crescita.
Senza dimenticare Girard, arrivato nel famoso “Duchene trade” (anche se ha dovuto dare forfait durante il primo round a causa della rottura dello sterno), ad oggi sembra impossibile aver pescato un giocatore come Nichushkin dai free agents, abbandonato da Dallas, o aver portato a casa Manson in cambio di Helleson (ottimo prospetto) ed una seconda scelta o ancora Burakovsky per due scelte secondarie e Kosmachuk.
Non solo, l’ex numero 19 ha scommesso sul cuore e la voglia di rivalsa di un giocatore come Kadri, arrivato a completa maturazione con la spettacolare stagione appena terminata.

Il capolavoro è stato concluso da Sakic poco prima della trade dead line di questa stagione quando, memore delle ultime stagioni terminate sempre al secondo turno, ha deciso di puntare sulle doti atletiche e di determinazione per completare la rosa.
A raggiungere O’Connor, proveniente dagli Eagles, sono arrivati Aube-Kubel ed Helm (FA), Cogliano e Sturm (per una quinta scelta e Jost) completando così il roster in vista dei playoffs durante i quali è tornato anche Byram che nonostante la giovanissima età è stato vicino al ritiro a causa dei problemi con le commozioni cerebrali e la depressione. Il difensore è riuscito a mettere in mostra tutta la sua qualità nella corsa di Colorado prendendosi il suo posto tra gli intoccabili.
Per finire c’è il discorso portiere, che sembrava una tragedia al momento della partenza di Grubauer ma ha visto ancora il GM scegliere con saggezza affidando la porta a Kuemper che nonostante qualche alto e basso nei playoffs ha avuto ragione di chi non si fida di lui, compiendo qualche intervento decisivo anche il gara 6 contro Tampa ripagando la fiducia incondizionata di Bednar.

images - 2022-06-29T085917.579Sì, Bednar. Spesso poco preso in considerazione dalla lega al momento delle votazioni di fine stagione, è stato quello che sul ghiaccio ha dovuto prendere le decisioni più dure ed a volte ai più incomprensibili, ma che alla fine è riuscito a fare sempre le mosse corrette permettendo alla squadra di compiere un cammino che è stato definito semplice, ma che alla fine lo è sembrato solo perché la squadra lo ha reso tale dominando tutte e quattro le serie: dagli agguerriti Blues, agli Oilers di McDavid fino ai campioni uscenti di Tampa.
Velocità in transizione e forechecking forsennato, uniti alla tecnica della prima linea hanno fatto di questa squadra una corazzata che forse ha fatto anche della scaramanzia un punto a suo favore, quando ha preferito far riposare giocatori come Landeskog e Rantanen nell’ultimo mese di regular season lasciando andare il Presidents’ Trophy nonostante fossero primi in classifica con poche gare dalla fine.

Ora arriverà una nuova sfida per Super Joe, riuscire a decidere tra i vari UFA chi riconfermare nonostante le richieste che saranno sicuramente aumentate e chi invece lasciar andare, oltre a capire se anticipare i tempi con alcuni contratti come quello di Byram che potrebbe far la fine di Girard con un prolungamento anzitempo.
Che gli Avalanche prendano in consegna l’eredità di Tampa o che non riescano a ripetersi una cosa è certa, questa squadra ha fatto divertire tutto il mondo dell’hockey quest’anno, non solo i propri tifosi.

Foto dal sito The DenverPost

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