Milano Quanta, una festa per il quinto scudetto di fila. Interviste a Emanuele Banchero e Luca Rigoni

di Lorenzo De Vidovich

Nella serata di sabato 9 luglio, il Milano Quanta, Campione d’Italia di hockey inline per la quinta volta consecutiva, ha organizzato la Festa Scudetto 2016, per celebrare un traguardo importante e i successi sportivi della squadra di hockey inline ad oggi più forte d’Italia. Un giusto ringraziamento  per gli impegni dei rinoceronti in questi anni di successi, non solo nel Campionato Italiano, ma anche agli appena conclusi Mondiali di hockey inline disputati ad Asiago e Roana, che hanno visto un’Italia trionfale. Gli Azzurri si sono dovuti accontentare della medaglia d’argento dopo aver perso la finale contro la Repubblica Ceca, ma resta un risultato importante, che pochi addetti al lavori avevano pronosticato. L’Italia, invece, ha dimostrato tutto il suo potenziale con un gruppo coeso e uno spogliatoio unito per raggiungere il miglior risultato possibile. Prima della cena di festeggiamento, il Presidente Umberto Quintavalle ha voluto rendere omaggio a tutti con un sincero discorso di ringraziamento rivolto agli sportivi e agli addetti ai lavori, dove ha anche dettato le linee in ottica futura: «vorrei vincere il settimo scudetto, ma mantenere anche la Coppa Italia e la Supercoppa, e sogno la Champions. Perdiamo forse un po’ di qualità ma cambiamo pagina puntando sui giovani, abbiamo già individuato alcuni talenti dai Mondiali U20 e da quelli della Nazionale maggiore. In più avremo un nuovo coach, Luca Rigoni».

Il Presidente ha premiato i suoi giocatori con una targa di riconoscimento, che a loro volta giocatori e dirigenti hanno rivolto ad Umberto Quintavalle, premiato anch’esso per il grande lavoro svolto in questi anni per l’hockey inline nazionale e per lo sport milanese. Il Milano Quanta vuole consolidare la sua fisionomia da vincente cercando una nuova stagione di successi in pista, e la storia recente è dalla sua parte, ma al contempo guarda al futuro con una particolare attenzione alla comunicazione. Con Giorgio Prando della Gazzetta dello Sport, esperta voce milanese dal mondo dell’hockey, è stato avviato un progetto triennale sulla carta stampata. In più, un’altra iniziativa di lunga durata è un nuovo servizio audiovisivo, con uno streaming costante a partire dalla prossima stagione per tutte le partite in casa. Nella serata di festa, abbiamo intervistato due icone dell’hockey inline e del Milano Quanta. Uno di questi è Emanuele Banchero, fuoriclasse dell’inline che ha dovuto saltare la finale del Mondiale contro la Repubblica Ceca:

Non hai potuto giocare la finale mondiale. Da fuori dalla pista, come l’hai vista la gara?

«L’ho vista male (sorride). Avrei giocato in qualsiasi condizione ma non avevo le forze per farlo, ho avuto dieci minuti in cui mi è salita l’adrenalina e sarei voluto entrare in pista per dare una mano ai ragazzi e stare con loro, quando eravamo sotto di 2-0».

Non era il tuo primo mondiale vero?

«Ho partecipato nel 2011 a Roccaraso, il mio primo mondiale, e poi nel 2013 in California».

A Milano, dopo il quinto scudetto inizia un nuovo corso con Luca Rigoni in panchina, che fino all’ultima stagione era tuo compagno di squadra. Quali sono le tue considerazioni sulla prossima stagione?

«Ogni anno abbiamo sempre più contendenti al titolo, gente che vuole vincere, abbiamo la squadra molto più giovane, dovremo lavorare tanto con i nuovi arrivi per integrarli nei sistemi di gioco, però siccome li ho conosciuti al Mondiale, potremo fare molto bene. Per quanto riguarda Luca come nuovo allenatore, è la persona ideale, ha esperienza, carisma, e con le Under20 ha già fatto molto bene, quindi è la persona giusta e sono sicuro che farà benissimo».

C’è qualcosa che vuoi aggiungere sull’esperienza del Mondiale?

«E’ stato un mondiale fantastico, io in primis, ma molta gente non credeva che saremmo arrivati lì. Abbiamo lavorato molto nell’ultimo mese e la cosa fantastica è stato un gruppo di giovani consapevoli di avere poca qualità tecnica rispetto a Stati Uniti o Repubblica Ceca, ma con un gran cuore e una gran voglia di dimostrare e un clima positivo nello spogliatoio siamo arrivati in fondo. Un gran gruppo, una squadra coesa che si sacrifica per il compagno, è davvero un valore aggiunto. Speriamo di ripeterci nella prossima edizione».

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Non potevano mancare le parole del nuovo coach rossoblù Luca Rigoni, un atleta che l’hockey ce l’ha nel dna, e dopo tanti anni in pista e sul ghiaccio, ora si prepara ad una nuova avventura, da allenatore del Milano Quanta. Ma prima, c’è stato un mondiale, giocato in casa, ad Asiago, da capitano. Una doppia soddisfazione per una grande responsabilità.

Sei reduce da un Mondiale che avete giocato in casa tua, ad Asiago, e che tu hai disputato con la C di capitano sul petto. Com’è andata?

«E’ andata molto bene, ed è stato un Mondiale particolare, disputarlo in casa propria con la C sul petto non capita tutti i giorni. C’è ovviamente un po’ di rammarico quando arrivi in fondo e non riesci a portare a casa la medaglia più pregiata, ma se all’inizio del Mondiale ci dicevano che arrivavamo sin là, ci avrei messo la firma.

Vi aspettavate di arrivare sino in finale?

«E’ ovvio che quando vai in campo giochi per arrivare il più avanti possibile. Non era facile pensare di poter arrivare là, c’erano alcuni assenti e molti ragazzi che non avevano mai fatto un Mondiale, ma quando si forma un bel gruppo che diventa una famiglia, si può arrivare lontani, e abbiamo lavorato molto bene su questo aspetto».

Ora qui a Milano, dopo essere stato giocatore, comincia la nuova carriera da allenatore, sei pronto?

«Per il carattere che ho io avrei giocato fino ad 80 anni, chi mi conosce lo sa. Però sono onorato e orgoglioso di aver ricevuto questa opportunità, e ringrazio Umberto Quintavalle, è una responsabilità grande, vuol dire che in me hanno trovato qualcosa in più, anche perché io non ho mai ricoperto questo ruolo, è anche una scommessa per loro. Sono molto contento, l’unica cosa che posso dire è che ci metterò l’anima come ho sempre fatto da giocatore e spero che tutto vada per il meglio».

Quali sono le tue considerazioni sulla prossima stagione?

«Inutile nascondersi, la nostra squadra deve puntare ad arrivare in fondo in tutti gli obiettivi stagionali, nello sport c’è sempre qualcun altro che giustamente e per fortuna cerca di metterti i bastoni tra le ruote, però l’obiettivo è di arrivare in fondo in tutte le manifestazioni, magari con un occhio di riguardo alla Champions cercando di migliorare l’ottima prima esperienza dell’anno scorso. Quest’anno si riparte con un progetto nuovo, una squadra molto più giovane, con giocatori nuovi che dovranno imparare dagli altri cosa significa giocare per vincere, e non è una cosa assolutamente facile. Molti giocatori – me compreso – smetteranno di giocare, ed è importante avere giocatori di un certo calibro che sanno cosa significa vincere. Si lavora non solo per la squadra, ma anche per l’intero movimento, per i giovani, che sono il futuro del nostro sport».

Con un’occhio al futuro, in un percorso che quest’anno passa dal ricambio generazionale, il Milano Quanta festeggia i successi recenti e si prepara a vivere un’altra stagione da protagonista. La squadra da battere, sono sempre loro.

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