La nottata di Jaromir Jagr

di Miki Faella

L’Immortale ed iconico Jaromir Jagr è tornato nella sua Pittsburgh ed il popolo, non solo di fede Penguins, ha riassaporato la magia d’un tempo che fu e non solo lo show-biz e spettacolo pirotecnico, similar baraccone, degli anni attuali.

jaromir-jagr-in-facebook-im-ready-v0-wbe8iwdmodjc1Possiamo iniziare con un pizzico di nostalgia (che male non fa) oppure dalle mille stats o articoli (e foto) di contorno che hanno accompagnato il legendario #68 che è stato issato su nel cielo di Steel City la scorsa notte, con un pizzico di sapore retrò, magari nel celeberrimo Igloo che è stata casa di quei Pens anni ’90 che hanno fanno innamorare alle nostre latitudini grazie anche a…Jean Claude Van Damme ed il suo Sudden Death, in salsa giallo nera.

Jagr, ancora prima di sbarcare oltreoceano aveva già scelto la sua nuova casa, mentì spudoratamente ai draft del 1990, rimanendo ipnotizzato dalla bellezza e fascino nell’aver visto la classe e talento di Marione Le Magnifique Lemieux quando si giocarono i mondiali U20 nell’ allora Cecoslovacchia ed il suo/loro destino con Pittsburgh era già stato scritto.

Top-15-NHL-Teams-of-All-Time-10Nei primi due anni in America subito due Stanley Cup al termine di cavalcate pazzesche che han fatto vedere al mondo la Vera bellezza di questo sport ed uno dei primi connubi tra l’hockey nordamericano e quello dell’Est europeo, che per la prima volta si sono incrociati ed amati, per diventare la quinta essenza dell’Hockey con la H maiuscola.

Il rapporto Pittsburgh/Jagr è sempre stato un qualcosa di inscindibile, anche nel periodo delle marachelle fuori dal ghiaccio tra i casinò di Atlantic City e Vegas, sempre onorando quella #68 mentre la Legenda aumentava e scriveva pagine splendide del nostro meraviglioso sport, con la parola fine che arriva quel maledetto 11 Luglio del 2001, quando JJ saluta Pittsburgh e firma per i Washington Capitals, sia per questioni salariali (Pittsburgh era in bancarotta) che per qualche capriccione in più del bello e dannato Jagr che lo porterà anni dopo a vestire le maglie dei NY Rangers, Phila, Dallas, Boston, NJ, Florida e Calgary, laddove finisce tutta la parabola nordamericana di Jagr, che nel mentre era tornato già a più riprese tra Cechia e Russia (Avangard Omsk) prima di questa notte, dove il popolo di fede Penguins gli ha tributato il giusto riconoscimento che si deve agli Immortali.

Screenshot_20240219_091425_ChromeDurante il warm up i giocatori dei Pens sono scesi sul ghiaccio con l’iconico mullet e sulle tribune sono pure tornati i Mullets Brothers, la tribù che seguiva Jagr in giro per l’America tra una birra (o forse più) di troppo ma con il solito infinito Amore per il nostro #68, compresa la patch celebrativa che campeggiava sulla maglia dei Pens, tornata in salsa anni ’90

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È stato un bellissimo fine settimana qui e ci siamo veramente divertiti tanto! Quando chiedi a qualcuno, che sia in giro nel mondo, in Repubblica Ceca o in Europa e dici Jaromir Jagr, tutti diranno Pittsburgh Penguins e non importa dove ho giocato dopo, perché tutti sanno che siamo una cosa sola!”

Per chiudere con qualche stats in giallonero  Jagr, che ha giocato le prime undici stagioni in NHL (delle 24 complessive!) con Penguins, ha portato a Steel City le prime due Stanley Cup nel 1991 e 1992, vincendo l’MVP della Lega (Hart Trophy) nella stagione 1998-99 e l’Art Ross Trophy per esser stato per ben 5 volte il migliore scorer della lega coi pens (1994-95, 1997-98, 1998-99, 1999-2000, 2000-01).

72654789007-jagrLunga vita a te, eterno #68

 

Foto dalle pagine social dei Pittsburgh Penguins

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