HCAP: lettera di un tifoso

(da hcap.ch) – Nelle ultime settimane ad Ambrì sono arrivati molti scritti da parte di tifose e tifosi che da tutta la Svizzera sostenevano, incitavano, criticavano squadra e società. Lettere e e-mail dai toni molto diversi, ma che lasciavano comunque tutte trasparire il grande affetto per la realtà biancoblú.

Qui riportiamo la lettera scritta da Christian:
Caro Ambrì,
 
La nostra storia è cominciata un po’ più di 30 anni fa, quando mio padre mi ha portato per la prima volta alla Valascia. Avevo 7 anni, stagione 1985-1986, quella del ritorno in A. Ambrì-Bienne 3-3. Seduto in tribuna, in un istante sono stato completamente conquistato da tutto quello che mi circondava, da quella che sarebbe diventata la mia seconda casa. Ne abbiamo passate tante assieme, mi hai visto crescere e diventare un uomo, io ti ho visto festeggiare i 50, 60 e 70 anni. Mi hai fatto piangere di gioia e di rabbia, probabilmente più la seconda che la prima, ma il mio affetto per te è rimasto immutato come è giusto che sia. 
 
Tra qualche mese spegnerai le 80 candeline, e fortunatamente lo farai ancora in serie A. Non posso negare che quest’anno ho avuto tanta paura che andasse a finire male, che questo belllissimo sogno finisse in maniera brutale, e non volendo rivivere un’altra stagione del genere ho deciso nel mio piccolo di provare a fare qualcosa. Ti scrivo quindi questa lettera  come avrei scritto ai miei nonni che non ci sono più, mentre tu fortunatamente ci sei ancora, e devi continuare a vivere. Si dice che a volte gli anziani tornano bambini, e quindi proverò a darti qualche umile consiglio. Forse sono presuntuoso, ma lo faccio a fin di bene e guidato dalla paura di perderti. Paura condivisa dalla grande famiglia biancoblu, la tua famiglia.
 
Non sono un medico, mio caro Ambrì, ma sono convinto che tu non sia affetto da un male incurabile. Certo, la tua salute non è delle migliori, il peso degli anni si sente ed è quindi importante prendersi cura di te. Per farlo come si deve, bisogna però rivolgersi alle persone giuste e con le capacità necessarie. Con tutto il rispetto per la categoria, non si può chiedere ad un panettiere di operarti a cuore aperto, a ognuno il suo mestiere ! Cerca quindi di circondarti di gente che sappia il fatto suo e che conosca bene la tua realtà così unica, perchè il tempo comincia a stringere. Alla tua età bisogna avere il coraggio di fare delle scelte per poter stare meglio, tante persone non vuol per forza dire miglior gestione. Qualità, non quantità, solo così potrai guarire da questa malattia che se non presa sul serio potrebbe anche finire con ucciderti. Non puoi abbandonare tutti i tuoi « nipotini » che ti seguono dappertutto, sarebbe insopportabile.
 
Tra un paio d’anni dovrai cambiare casa, una scelta tanto dolorosa quanto inevitabile. Sarà più confortevole, più moderna, più bella. Sono convinto che chi si occupa di te stia facendo tutto il possibile per trovare i soldi necessari e che ce la farà. Certo, non sarà più la stessa cosa, inutile nasconderlo. Tu però dovrai mantenere la tua identità paesana, e non fare come il contadino che cerca d’imitare la gente di città pensando che basti una bella auto o dei vestiti firmati. Non sei il Berna o lo Zurigo, e non devi diventarlo. Perderesti tutto il tuo fascino, il tuo essere qualcosa di diverso o come dicono giustamente i tuoi tifosi più fedeli, l’essere l’ultima splendida follia dello sport moderno.
 
Resta, anzi torna ad essere popolare (anche a livello di marketing, perchè malgrado l’amore sconfinato per i tuoi colori, non ci puoi chiedere 130.- per una felpa…) ! Non dimenticare le tue radici e il tuo spirito battagliero, perchè è così che ti vogliamo ! Non c’interessa vincere il titolo, altrimenti io e tanti altri ti avremmo abbandonato da tanto tempo e probabilmente parleremmo di te come di un ricordo sbiadito. « Quando ero giovane andavo a vedere l’Ambrì, che tempi ! Peccato non ci sia più… ». Non ci voglio nemmeno pensare.
 
Ambrì, ti parlo col cuore in mano. I trofei lasciali alle grandi squadre, non sono la cosa più importante. Quello che conta è che la tua gloriosa maglia deve essere portata da giocatori coscienti che è diversa da tutte le altre. Ne migliore ne peggiore, semplicemente diversa. Una maglia che rappresenta una storia fatta di sacrifici e sofferenze, che è un onore poterla indossare e che deve essere come una seconda pelle. Deve spingere a lottare ogni secondo su ogni centimetro di ghiaccio, a gettarsi per bloccare un tiro, ad andare dove fa male. Deve essere fradicia di sudore alla fine di ogni partita, perchè lo meriti. Perchè lo meritiamo. Questo è più importante del risultato, e sono sicuro che siamo in tanti a pensarlo. Vorrei tanto che ogni partita terminasse cantando La Montanara, ma alle favole non ci credo più da un pezzo. Si può perdere, si può arrivare ultimi, ma si può farlo uscendo dal ghiaccio a testa alta e tra gli applausi.
 
Scegli quindi i giocatori pronti a difendere la tua storia con le unghie e coi denti, senza per forza andare a cercarli troppo lontano o pagarli troppo. Sai Ambrì, è un po’ come col vino : a volte ci facciamo attirare dal nome sull’etichetta, ma non tutti i vini migliorano con gli anni e a volte è semplicemente troppo tardi per berli. Guarda prima nella tua cantina, sono convinto che ci siano delle ottime bottiglie nostrane ancora giovani, ma che non ti faranno rimpiangere di aver avuto il coraggio di provarle e ti permetteranno di usare i tuoi soldi per altre cose. Quando si è anziani e con una piccola pensione, ogni franco conta.
 
Spero che ascolterai questi semplici e umili consigli, e mi auguro che ti aiuteranno a star meglio e a ritrovare la tua identità così unica. Siamo in tanti a volerti bene, ma non dimenticarti che hai tanto bisogno di noi e che non puoi permetterti di perderci. Dimostraci che anche tu ci vuoi bene prima che sia troppo tardi, prima di avere il rimpianto di non avere avuto il coraggio di farlo. Non te ne pentirai.
 
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