Alexander Galimov, l’ultimo della Grande Loko

di Miki Faella

Spulciando nel magico mondo del web spesso ci si imbatte in storie ed aneddoti, contorni e retroscena che ci fanno ancora più innamorare di questo meraviglioso sport.

images - 2022-05-07T082021.643Nei giorni scorsi a Yaroslavl si è ricordato, in occasione di quello che sarebbe stato il suo 37mo compleanno Alexander Galimov, l’ultimo che si è arreso con tutte le proprie forze al tragico fato e destino che ha innalzato a leggenda la Lokomotiv Yaroslavl.

Sasha iniziò a giocare ad hockey all’età di 5 anni, con quella maglia che è una seconda pelle per chi cresce a Yaroslavl a pane ed hockey e non se ne stacca; nelle giovanili della Lokomotive-85 a livello nazionale mettevano da parte formazioni più forti e costruite a regola d’arte per plasmare i campioni del domani, ad iniziare dalla Dynamo di un certo Alex Ovechkin che ogni volta chiudeva con l’amaro in bocca al cospetto della Loko (vinsero ben 3 campionati nazionali juniores).

Sasha (si è saputo poi col tempo) non era quello più forte o devastante, il fuoriclasse o il baby prodigio ma era instancabile nelle infinite sessioni di allenamento a cui si sottoponeva, quella stessa forza che poi ha dimostrato QUEL maledetto giorno ed è sempre stato supportato in tutto e per tutto dalla sua famiglia.

images - 2022-05-07T082036.443Il 2011 iniziò per la Lokomotiv con tutte le carte in regola per disputare un’ottima stagione; formazione all’altezza e col giusto spirito di un mix di veterani e giovani affamati cresciuti all’ombra della metropoli russa, un allenatore (Brad McCrimmon) e staff di livello internazionale desideroso di far benissimo; l’ultima rete prima dell’inizio della stagione regolare poi la mise a segno proprio Sasha Galimov che, quella maglia aveva nel cuore e pian piano iniziava anche a girare nel giro della nazionale maggiore.

Sul tragico volo dello Yak-42 partito nel pomeriggio dall’aeroporto di Yaroslavl verso Minsk, Galimov si siede nell’ultima fila, non si allaccia la cintura di sicurezza (sarà la sua salvezza per una macabra coincidenza) ed è l’unico, assieme ad un assistente di volo ad uscire dall’inferno di fuoco e fiamme che si è portato via la Lokomotiv per sempre.

Sasha miracolosamente è uscito (e non si sa come) da quell’aereo con le sue gambe, si è seduto all’esterno di quella palla di fuoco mezza inabissata ed in stato di shock ha detto ai soccorritori “Fratelli, sono io, Galimov!” e continuava a parlare nonostante il 90% del suo corpo fosse bruciato ed in stato di shock.

images - 2022-05-07T081657.538È stato portato al centro grandi ustionati di Mosca con volo (e staff ospedaliero) messo a disposizione da Vladimir Putin ed ha lottato per cinque giorni con tutte le sue forze; non solo Yaroslavl ma tutto il mondo si è unito idealmente attorno a Sasha per pregare al miracolo che, di tanto in tanto, nel nostro sport (così come nella vita) accade. Al quinto giorno purtroppo se n’è andato via e si è riunito con i suoi teammates per coprire quel maledetto buco all’ala sinistra di prima linea…sicuramente troppo presto e come era solito fare agli allenamenti, l’ultimo ad abbandonare il ghiaccio.

A Yaroslavl non si sono dimenticati di Sasha, così come di quei ragazzi diventati eroi e che sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che la Grande Lokomotiv non è morta: è soltanto in trasferta…

Auguri di tutto Cuore, grande ed instancabile Sasha.

About the Author