Riuscirà a cadere la maledizione canadese nella corsa alla Stanley Cup?

di Miki Faella

Ad un nulla dall’inizio dei Playoff della National Hockey League, dove la pressione dentro (e fuori!) dalle Arene dei sacri confini canadesi raggiunge livelli simili ad un doppio overtime di Gara 7 per il titolo, ricomincia la questione legata al maleficio che orbita sul binomio Canada-Stanley Cup che non si consuma dal lontano 1993!

IMG_20240420_073826Già in vacanza Calgary, Montrèal ed Ottawa

Delle 32 franchigie che compongono la National Hockey League, solo 7 sono canadesi e, se tra queste escludiamo quelle già fuori dai playoff da tempo immemore, Vancouver, Edmonton, Winnipeg (ad ovest) e la sola Toronto ad Est (che se la vede contro Boston, che non supera dal 1959!) i cantieri sempre aperti di Calgary, Montrèal ed Ottawa saranno buona gioia per la pesca dei vari GM dei Mondiali 2023-24 in Cechia nel mese di maggio (Markstrom, Weegar, Caufield, Tkachuk e Stuzle per citarne qualcuno).

A Calgary si è chiusa una stagione con sempre troppe ombre lontana addirittura 17(!) punti dalla zona playoff, sotto il 50% delle vittorie nella Division materasso della Lega, con troppe frizioni interne e cambi di allenatore e grattacapi che han di fatto chiamato fuori i Flames anche quest’anno.

Stessa situazione ad Est per Montrèal ed Ottawa, che chiudono rispettivamente al terzultimo e penultimo posto della Eastern Conference, sotto al 50% di W e problemi in ogni dove e reparto, assolutamente inaccettabile e deficitario contro franchigie affamate che popolano la Atlantic Division, probabilmente quella più tosta della NHL…

CP2872279Ma quale fu l’ultima franchigia canadese a vincere?

Beh bisogna andare indietro nel tempo, ancor prima che gente come Connor McDavid fosse nata, con Sidney Crosby a muovere le prime pattinate nella sua Cole Harbour così come Ovie @ Mosca, e finiamo addirittura nel lontanissimo 1993, l’anno dove usci Jurassic Park al Cinema, iniziava a muovere i primi passi il David Letterman show e nel Blue Team giocavan gente come Lucio Topatigh, Martin Pavlu unita alla colonia degli oriundi come Mike Rosati, Gates Orlando e Bruno Zarrillo per elencarne ‘solo’ qualcuno e roba come smartphone o internet eran semplice fantasia.

Furono degli eroici Montreal Canadiens, partiti contro tutti i favori del pronostico a portare a casa una incredibile ed assurda Stanley Cup, in una cavalcata epica condita dalla bellezza di 11 overtime consecutivi vinti, eliminando nell’ordine Québec (si proprio quella!) in 6 partite, lasciando a bocca asciutta Buffalo ed in 5 sugli Isles, prima di dare un boccone amarissimo a Wayne Gretzky ed i suoi dorati Los Angeles Kings sempre in 5 uscite.

2b797fac64ca64f71c556eea727cf121Roba da mandare al manicomio qualsiasi tifoso degli Habs grazie ad uno stellare St.Patrick Roy che coniò con una frase semplicemente storica per il tempo “detesto più perdere di quanto amo vincere” portando a casa il premio di MVP in quei pazzi Playoff.

La storia fu avversa poi sempre alle franchigie canadesi, a fermarsi come nelle peggiori delle maledizioni sul più bello, con Vancouver ad arrendersi per ben 2 volte in Gara 7 contro i NY Rangers nel 1994 e Boston 2011 con tanto di tumulti cittadini, Calgary ed Edmonton a pagare dazio nel 2004 e 2006 a Tampa Bay e Carolina (nel mezzo lo sciagurato Lockout) ed Ottawa ad arrendersi in 5 ad Anaheim l’anno seguente. Nel mentre gli Habs non hanno più fatto capolino alle Finals fino alla stagione del lockdown addirittura l’ultima di Toronto risale a vecchi filmati in bianco e nero datati 1967(!), Winnipeg ha preso una pausa dalla Lega per una quindicina d’anni per poi tornare mentre Quebec non esiste più se non nel cuore della gente, salvo clamorosi (e tanto desiderati) futuri ritorni.

Difficile trovare risposte così come un filo conduttore a legare tutta questa concatenazione di eventi a tener lontano ancora una volta ‘le retour’ della Stanley Cup. Chi parla di vera maledizione chi di pressione oppure di mal gestione di giocatori e staff tant’è che in Canada l’Hockey (quello con la H maiuscola per intenderci) è più che religione, le franchigie hanno una pressione al dir poco pazzesca attorno a loro che anche il più banale dei mal di testa si trasforma in meno di nulla in commozione celebrale.

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