Pelle Lindbergh, più veloce della vita

di Miki Faella

Andava veloce, maledettamente veloce Pelle…non solo alle prime luci dell’alba del 10 novembre di 36 anni fa, quando con la sua Porsche 930 Turbo finì contro le recinzioni esterne di una scuola nel New Jersey e con lui la sua vita terrena, quella stessa vita sempre in corsia di sorpasso in cui conciliava la passione infinita per l’hockey, la famiglia e le muscle car…

Gli inizi
Lindbergh si affacciò all’hockey tardissimo a 9 anni, età dove alcuni pro hanno già un bel pedigree alle spalle ma Pelle bruciava e correva già più veloce di tutti…strabiliante nella sua scalata al tempo nelle leghe giovanili di casa Hammarby e con la Svezia, dove step by step arriva sino in nazionale, prima di sbarcare in Elitserien con l’AIK; il suo infinito talento non passa inosservato ed i Philadelphia Flyers lo chiamano addirittura al secondo round nel draft del 1979, dopo una sequela straordinaria di premi individuali e medaglie ad europei e mondiali.

My dream, America!
Pelle ha già la possibilità di saggiare il ghiaccio nordamericano in occasioni delle Olimpiadi di Lake Placid del 1980, dove peraltro la forte selezione svedese trova un incredibile medaglia di bronzo alle spalle degli Stati Uniti ed Unione Sovietica, rimanendo l’unica nazionale imbattuta proprio contro i collegiali americani, col 2-2 di inizio rassegna iridata, quella stessa selezione del Miracle on Ice. 

images (42)Pelle sbarca lo stesso anno e viene subito spedito nel farm team dei Flyers che si trova a Portland nel Maine, giusto il tempo di acclimatarsi che già conquista tutti coi Mariners, per simpatia e dedizione al lavoro. Non è facile a quei tempi conquistare un posto in National Hockey League, sia perché il bacino è molto ristretto sia perché c’è molta diffidenza verso i portieri europei, specialmente quelli non sovietici o cecoslovacchi al tempo della Cortina di Ferro.

Volevo fortemente avere quella maglia, la stessa del mio idolo Bernie Parent (leggenda dei gloriosi Philadelphia Flyers degli anni ’70) e per averla dovevo solo fare una cosa; lavorare sodo, voglio essere il primo starter svedese in NHL!”

I suoi sforzi non passano in secondo piano, in American Hockey League è semplicemente straordinario al debutto (rookie dell’anno, premio come miglio goalie ed MVP della stagione!) e la dirigenza dei Flyers ha di che stropicciarsi gli occhi, lo staff del Maine è semplicemente innamorato di Pelle ed è tempo che inizi a bagnare i piedi in NHL; avere un certo Pete Peeters in gabbia non aiuta (fortissimo goalie al tempo), fa la spola ancora un poco col Maine per non perdere la presa ed è starter per la Svezia in Canada Cup ed ai mondiali.

images (41)La consacrazione
I Flyers han scelto Pelle come starter, scambiano Peeters con Boston per il granitico Brad McCrimmon (NHLer e capo allenatore della Lokomotiv, scomparso nel disastro aereo a Yaroslavl) e l’impatto in NHL è subito devastante.
Le soddisfazioni arrivano, i primi buoni soldi pure (diventa l’hockeysta svedese più pagato al tempo) ed approfitta delle lunghe soste estive per ricaricarsi nella sua Svezia, dove sovente sbarcavano amici e teammate di Phila per godersela lontano dalla pressione dei riflettori, dove Pelle dedicava il suo tempo alla famiglia, motori e muscle car, la sua vera passione.

I primi due anni sono buoni, arriva pure Bob Froese a condivere lo slot con Lindbergh dalla cantera del Maine (era abbastanza comune avere due starter in NHL in quegli anni) e nel 1984/85 Pelle avrà la sua definitiva consacrazione.
Arrivano ben 40 vittorie in regular season, relega l’amico Froese ad apricancelletto ufficiale dei Flyers, para quasi al 90% subendo 3 reti ad incontro, in anni dove la norma era quantomeno ridurre i danni dalle mitragliate avversarie.
Il suo stile, il suo carisma e forza di volontà diventano marchio di fabbrica indelebile, si conquista la caldissima platea dello Spectrum, già ad intonare il celeberrimo “Pel-le, Pel-le, Pel-le!” ed iconico al tempo diventando il nuovo figlio di Philadelphia, al pari di un certo Rocky Balboa.

Nei playoff poi fa ancora meglio ma Phila cede solo al cospetto della Dynasty degli Edmonton Oilers nella finalissima della Stanley Cup, si porta a casa il Vezina Trophy quale miglior goalie e, lasciati gambali e ghiaccio ha ancora la possibilità di godersi la sua Svezia nel mezzo.

images (39)Quell’ultima maledetta corsa
L’anno successivo Philadelphia è tra i team da battere, una chemistry pazzesca e quei due portieri fortissimi che facevan venire il mal di testa agli avversari; Pelle fa festa fino a tardi nel bar del centro sportivo dei Flyers a Voorhees nel Jersey con amici e compagni.
Lindbergh come ogni buon hockeysta si rispetta alza il gomito quel sabato sera (non era abituato a farlo diranno amici e compagni di squadra) si mette alla guida della sua potente Porsche 930 turbo e poco prima delle sei del mattino si schianta con altre due persone a bordo contro un muro di una scuola elementare a Somerdale subito dopo l’uscita di una curva.

Se i due occupanti se la cavano nonostante serie ferite, Pelle è in fin di vita, ha subito delle gravi lesioni celebrali, si è fratturato l’anca, una gamba e la mascella e le sue condizioni appaiono subito disperate; il giorno stesso viene dichiarata la morte celebrale di Lindbergh, le immagini della sua Porsche semidistrutta fanno il giro dei network di tutto il Nord America e Philadelphia intera si stringe unita, sapendo di aver perso il suo figlio prediletto.

Il colpo è di quelli che ti spezzano il respiro.
La famiglia Lindbergh giunta dalla Svezia ed in accordo con lo staff medico che segue il giocatore autorizza il giorno dopo lo spegnimento delle macchine che tengono in vita, i suoi organi verranno donati e Pelle a soli 26 anni entra nella leggenda. L’indomani si gioca contro Edmonton sempre allo Spectrum, Mike Keenan, l’allora coach di Phila non vuole il posticipo della partita per ricordare Lindbergh “lui amava questo sport, questa atmosfera, sarebbe stata una mancanza di rispetto nei suoi confronti e dei suoi compagni.” I teammate, così come lo staff intero dei Flyers si sono stretti attorno alla famiglia Lindbergh, non se la sono sentiti di ripulire il suo armadietto e gli effetti personali (ci pensò la sua fidanzata dopo una messa commemorativa a Philadelphia) ed il tributo dello Spectrum intero, della comunità di Philadelphia la sera del lunedì è un qualcosa di forte e struggente allo stesso tempo “Andava veloce vero, ma a quell’età è normale, sei giovane forte e pensi di essere indistruttibile…” ricorda Bob Clarke, ex GM di Phila.

Le interviste, i ritagli dei teammate ed aneddoti di Pelle Lindbergh tra fans ed amici si uniscono tra storia e leggenda, fanno sorridere ancora ora e per chi lo ha vissuto ne parla come di un fratello o di un amico, una persona straordinaria che non ci ha mai abbandonati del tutto, continua a vivere in noi e che un giorno, magari lontano, ci si augura di rincontrare lassù…

Ladies and gentlemen, for your Philadelphia Flyers number 31, Pelle Lindbergh!

About the Author