Kevin Lowe tra gli immortali di Edmonton!

di Miki Faella

Sono passate solo 24 ore dalla NOTTATA di Edmonton ed ancora abbiamo la pelle d’oca; il ghiaccio era era tirato a lucido per celebrare l’eterno ed infinito Kevin Lowe, con la sua iconica #4 elevata agli altari degli eterni contro i NY Rangers (sfida pazzesca vinta dagli Oilers 6-5 agli ET), ad affiancare i nomi dei Dei pagani di Oilers Country Wayne Gretzky, Glenn Anderson, Al Hamilton, Paul Coffey, Glenn Anderson, Mark Messier, Jari Kurri e Grant Fuhr, tutti teammate di Lowe della gloriosa Dynasty degli anni ’80 dove Edmonton era sinonimo di vittoria e ribattezzata la Città dei Campioni, anche per i successi nel football canadese degli Eskimos, con 5 Stanley Cup al seguito nel cuore pulsante di Oil Country, con lo stesso Lowe (unito a Messier, Anderson ed altri 4 ex Oilers…) a portare The Mug pure a Broadway nel 1994 dopo ben 54 anni d’assenza.

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Il legame con Edmonton e Kevin Lowe è un qualcosa di inscindibile, fatto di leggenda e determinazione, passione e dedizione allo stato puro, iniziata già ai tempi delle juniores, diventando il primo capitano NON FRANCOFONO nella storia della Québec Major Junior Hockey League coi Quebec Remparts, in anni (ed epoca…) totalmente diverse dalle nostre dove peraltro il premio al miglior d-man porta il suo nome dal 2005; il papà di quella Dinastia fu Glenn Sather che lo chiamò al primo turno tra lo scetticismo generale perché lo aveva visto e lo voleva fortemente, per plasmare a sua immagine e somiglianza quegli Oilers (non giocando mai nelle leghe minori, roba d’altri tempi).

images (31)Lo stesso Wayne Gretzky a volerlo come compagno di stanza nel primo training camp degli Oilers che sbarcavano in National Hockey League, fu di nuovo Kevin Lowe a realizzare la prima rete della storia di Edmonton in NHL (e primo punto di #99…); nonostante le luci della ribalta erano puntate sulle superstar del tempo, Lowe dalla piccola Lachute, Québec, è stato sempre esempio di costanza e passione (era nella selezione canadese dell’84, portando a casa la Canada Cup) costruendo una carriera sul ghiaccio indiviabile sempre nel suo ufficio, quello posto appena davanti allo slot del goalie della SUA difesa di Edmonton per la bellezza di 13 stagioni; memorabile nel 1988 quando ha giocato l’intera corsa alla quarta Stanley con un polso rotto.

Pagato a peso d’oro dai NY Rangers, è stato determinante sia per la costruzione della difesa delle Blueshirts (i vari Zubov e Beukeboom ancora ringraziano) sia nella leggendaria Stanley Cup del 1994, roba da far venire ancora adesso la pelle d’oca.images (34)

Chiusa la sua avventura nella East Coast, torna volentieri ad Oil Country per temprare le giovani leve ma durante seconda stagione è costretto ad appendere i pattini sotto consiglio medico; entra nello staff degli Oilers come assistente l’anno dopo mentre nel ’99 diventa subito head coach ma i piani della dirigenza lo vogliono fortemente nel front office, diventando dapprima vicepresidente delle operazioni hockeystiche e general manager ad inizio millennio, per poi diventare presidente generale sotto l’egida della famiglia Katz.

Era parte dello staff dirigenziale della selezione canadese alle Olimpiadi di Salt Lake City nel 2002 e della World Cup due anni dopo (doppio oro), mentre nel 2020 è stato proclamato membro della Hockey Hall of Fame, col suo nome già stampato tra gli eletti ancor prima di chiudere con l’hockey giocato, ancora di più delle 1254 partite (84 reti e 347 assist con 1498 PIM) e delle 214 in post season (10+48 e soli 192 PIM)…

WE LOWE YOU!

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