NHL: stecche al cielo per Mike Bossy

di Miki Faella

Dopo alcune false notizie riguardanti il suo stato di salute e nel silenzio richiesto dalla famiglia Bossy, con l’indimenticato Mike ad essere dimesso dall’ospedale una decina di giorni fa dove si trovava per combattere un cancro ai polmoni e per spendere serenamente gli ultimi giorni accanto ai suoi cari, Mike Bossy è morto a soli 65 anni.

images - 2022-04-05T041455.528Gli inizi
Michael Dean Bossy nasce il 22 gennaio del 1957 ed è il quinto di dieci figli da mamma Dorothy e papà Borden, ha sangue mezzo inglese ed ucraino e cresce nell’area suburbana di Saint-Alphonse vicino Montreal.
Si appassiona sin da piccolo all’hockey ma eccelle in ogni sport dove compete; a 12 anni ha un serio infortunio al ginocchio durante una gara di salto in lungo ed il suo nome inizia a circolare negli ambienti hockeystici sin da ragazzo, venendo poi scelto dai Laval Nationals (futuro junior team di un certo Marione Lemieux) nella Québec Major Junior Hockey League, dove in 4 stagione fa letteralmente impazzire le difese e goalies avversari realizzando qualcosa come 309 reti (più di 70 a stagione, compresi +200 assist) ma vista la sua “mancanza di durezza” il suo nome non compare nella top 10 dei draft del 1977, venendo chiamato dallo staff dei New York Islanders che cercavano come l’oro un giocatore spiccatamente offensivo e “dalla capacità esplosiva nello slot” dichiarerà l’indimenticato Al Albour, avendo visionato Mike di persona, dopo i divergenti pareri degli scout di casa Isles (che preferivano un certo Dwight Foster)

Una seconda pelle, la sua #22
L’impatto iniziale è fantastico di Bossy in National Hockey League (rookie dell’anno) viene quasi subito inserito in prima linea accanto al centro Bryan Trottier e l’ala Clark Gillies, (foto sotto, scomparso anch’egli da poco all’età di 67 anni per un tumore) denominata The Trio Grande sotto gli ordini dell’iconico Al Albour, che plasmò quella Dynasty a sua immagine e somiglianza.

images - 2022-04-05T041505.046Ha giocato solamente in 752 partite di RS in una carriera costellata da infortuni, collezionando il pazzesco numero di 573 reti e 553 assist mentre in post season la bellezza di 129 uscite con 85 reti e 75 assistenze; 4 Stanley Cup dal 1980 al 1983, con tanto di record ancora imbattuto di 19 vittorie in post season consecutive(!) in un team semplicemente perfetto in ogni ruolo, iniziando dell’estremo Billy Smith, Ken Morrow (sul ghiaccio con la mitica selezione USA nelle Olimpiadi del 1980), Denis Potvin e per trovare Butch Goring, John Tonelli e Bob Nystrom, nomi da far venire ancora adesso la pelle d’oca chi solamente mastica di Hockey, quello con la H maiuscola.
Nella sua infinita carriera ha portato a casa una serie infinita di premi personali tra i quali spiccano i due Maurice Richard Trophy (miglior sniper) Lady Byng (ben 3 per la sua sportività) ed oltre alle 4 Stanley Cup consecutive nei primi anni 80 (Conn Smythe nel 1981) e la gloriosa Canada Cup nel 1984.

FB_IMG_1650047904155Il ritiro a soli 31 anni
È stato definito come l’ala destra per eccellenza, una capacità senza eguali di trovare la via della rete ed ancora oggi molti degli addetti ai lavori (così come lo stesso Wayne Gretzky) che se gli infortuni non avessero pregiudicato la sua carriera, il record di reti di 892 (a cui punta anche Ovie) lo avrebbe battuto a mani basse; con gli Isles poi il binomio era inscindibile, tant’è che durante la sua carriera ha sempre respinto sempre molto educatamente al mittente ogni offerta (a molti zeri!) arrivata nella sua posta, come quelle di Montreal sul finire di carriera per curarsi nella maniera migliore possibile dagli infortuni a schiena e ginocchia, così come Los Angeles, dopo l’arrivo di Sua Maestà Gretzky ad Hollywood.
Nel 1991 il suo nome è entrato di diritto nella stanza della Hockey Hall of Fame e durante il suo speech ha ringraziato tutti coloro che lo “hanno seguito sin dai tempi delle prime pattinate e della sua inseparabile moglie Lucie“.
Lontano dall’hockey ha sempre mantenuto un profilo mite e riservato, occupando solo posizione dirigenziali per il marchio Titan in Canada assieme ad altre pubblicità minori; nel 2014 viene chiamato dai suoi Islanders come analista e la sua passione per le “bionde” fumate anche durante le pause durante le partite di hockey, ne avevano minato il fisico negli ultimi anni, dichiarando a denti stretti lo scorso ottobre che avrebbe vinto la sua battaglia contro il cancro e diventando testimonial suo malgrado di una campagna contro il tabagismo.

images - 2022-04-16T041012.033

Noi ancora adesso lo ricordiamo come un ala sopraffina, dal carattere mite e col ritorno sul ghiaccio a fare coppia con l’amico di sempre Clark Gillies lassù nell’Olimpo degli Dèi dell’hockey…
A bientot Michael 🖤

About the Author