Il bilancio del Campionato Mondiale di Bolzano

(da Italiahockey.com) – Si è tenuta oggi, presso la Casa dello Sport del Comitato Trento del CONI, una conferenza stampa durante la quale è stato tratto un bilancio del Campionato Mondiale Divisione I Gruppo A, tenutosi la settimana scorsa a Bolzano e al termine del quale la Nazionale Italiana non è riuscita ad ottenere la promozione in Top Division. Alla conferenza stampa erano presenti il presidente e il vicepresidente della FISG – Federazione Sport del Ghiaccio, Andrea Gios e Thomas Rottensteiner, e il responsabile del settore hockey di FISG e presidente del Comitato Organizzatore del WMIA di Bolzano, Marcello Cobelli.

Il bilancio del presidente Andrea Gios
“Siamo sicuramente delusi per il mancato raggiungimento di quello che era il nostro obiettivo. Nonostante questo, devo dire che la prestazione della squadra è stata notevolmente migliore rispetto ai mondiali precedenti a Nottingham. Questo miglioramento è il frutto di una preparazione più accurata e dedicata, resa possibile anche grazie al fatto che molti dei nostri giocatori non sono stati impegnati nelle fasi finali dei playoff con i loro club. Questo ci ha permesso di avvicinarci al torneo con una preparazione ottimale. Purtroppo, come spesso accade nello sport, i margini sono sottili e il dettaglio ha fatto la differenza. Sarebbe bastato un gol in più in cruciali incontri contro squadre come il Giappone o l’Ungheria — partite in cui non siamo riusciti a concretizzare numerose occasioni — per raggiungere il nostro obiettivo di promozione in Top Division. È importante sottolineare che il gruppo di atleti che ha rappresentato il nostro paese è senza dubbio il meglio che il nostro hockey ha da offrire. Non ha senso, quindi, speculare su chi avrebbe potuto essere convocato o meno: l’hockey è uno sport di squadra in cui nessuno vince da solo e solo insieme possiamo ottenere i risultati desiderati. Per quanto riguarda il coaching staff, stiamo analizzando la situazione e raccogliendo i feedback tramite gli exit meetings con giocatori e tecnici. Prenderemo nelle prossime settimane le decisioni tenendo conto di tutti gli aspetti, perché ci sono molteplici fattori in campo.

Nel complesso, come detto, abbiamo già iniziato a riflettere su questi mondiali insieme allo staff tecnico e agli atleti più rappresentativi, cercando di capire cosa possiamo migliorare in futuro. Non siamo assolutamente soddisfatti del risultato raggiunto e vogliamo capire quello che si può fare per migliorare la situazione e rimediare agli errori compiuti. Uno dei principali argomenti di discussione e di riflessione post-mondiale riguarda il contesto in cui i nostri atleti si sviluppano e maturano. A differenza di altre discipline sportive in cui la nostra federazione eccelle a livello internazionale – dallo shorth track al curling – l’hockey su ghiaccio richiede un impegno e una crescita che si svolgono principalmente all’interno dei club. Qui, i nostri giocatori trascorrono circa 270 giorni all’anno, forgiando le loro abilità e competenze. Questo modello di sviluppo è universale, non un’esclusività italiana; perciò, per elevare il livello dell’hockey nel nostro paese, è imperativo migliorare la qualità e la quantità delle attività svolte a livello di club. Dobbiamo assicurare che i nostri atleti, soprattutto quelli che rappresentano o potrebbero rappresentare il nostro paese a livello internazionale, si trovino in un ambiente che promuova alti standard di preparazione e garantisca un adeguato tempo di gioco. Per migliorare il nostro hockey dobbiamo intervenire a livello strutturale e sviluppare una corretta cultura sportiva hockeystica nel paese. La sfida per il futuro, quindi, consiste nel trovare e implementare strategie che permettano ai nostri club di migliorare gli standard organizzativi e di preparazione degli atleti. Questo passaggio è essenziale per assicurare che il nostro hockey cresca nei numeri e in qualità.

Per fare un esempio, confrontando il contesto attuale con quello dei mondiali del 1994, emerge una situazione nettamente diversa nel panorama dell’hockey su ghiaccio italiano. Allora, avevamo ben 11 squadre che partecipavano a campionati professionistici di alto livello, un dato che rifletteva un’epoca di maggiore diffusione e investimento in questo sport nel nostro paese. Oggi, invece, il numero di squadre italiane in tali campionati si è ridotto drasticamente a solamente tre. Questo cambiamento evidenzia un contesto generale di regresso per l’hockey italiano radicalmente diverso rispetto a quello di quasi tre decenni fa. La riduzione del numero di squadre in competizioni di alto livello non solo limita le opportunità per i nostri atleti di competere ai massimi livelli, ma impatta anche direttamente sul numero degli atleti che svolgono l’attività sportiva ad alto livello, dedicandosi professionalmente all’hockey su ghiaccio.

Esiste poi un problema relativo alle infrastrutture. Dal 1994 ad oggi sono state realizzate pochissime – una o forse due – nuove strutture sportive adeguate per ospitare una squadra di hockey professionistica e che da oltre 12 anni Milano non è in grado di organizzare una squadra che possa competere ai massimi livelli. Affrontare questa sfida significa reimpostare le basi del nostro sport a livello nazionale, migliorando le strutture esistenti e, ove possibile, incentivando la creazione di nuove realtà capaci di competere a livello professionistico in campionati di alto livello. La strada da percorrere per riallineare l’Italia ai suoi giorni di gloria nell’hockey su ghiaccio è complessa e difficile – soprattutto in un contesto economico complicato come quello che sta attraversando il nostro Paese -, ma attraverso un impegno condiviso tra federazione, club, e comunità sportiva, possiamo lavorare per costruire un futuro in cui l’hockey italiano possa nuovamente brillare su palcoscenici internazionali”.

Il bilancio del Comitato Organizzatore del Campionato Mondiale 
“E’ stato un evento estremamente positivo e la risposta del pubblico ne è la prova – spiega Cobelli -, sicuramente i risultati sportivi hanno contribuito a rendere questo Mondiale ancora più avvincente: fino a tre minuti dalla fine dell’ultima partita non si conosceva ancora il nome di una delle due squadre promosse in Top Division, prima dell’inizio dell’ultima giornata ancora andava decretata la squadra che sarebbe retrocessa. Grazie al supporto della Città di Bolzano e di Seab, della Provincia, di tutti gli sponsor e grazie all’instancabile lavoro di collaboratori e volontari, l’evento si è rivelato un grande successo”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Rottensteiner: “Nonostante alla fine sia rimasto l’amaro in bocca per il risultato sportivo degli Azzurri, possiamo essere contenti di ciò che è stato dal punto di vista organizzativo – afferma -, una manifestazione non facile da affrontare e da organizzare: non sono mancate le difficoltà e in pochi credevano in noi, ma alla fine abbiamo dimostrato di poter ospitare un evento di grande livello”.

 

Foto: FISG/Valentina Gallina

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