Nagano 1998: compie 25 anni lo storico Oro della Repubblica Ceca!

di Miki Faella

Mettiamo le lancette indietro di 25 anni (un quarto di secolo); ci siamo appena svegliati anche noi amanti dell’hockey ed assistiamo all’ultimo atto delle prime olimpiadi aperte ai professionisti, col commento della coppia Bizzotto/De Chiesa su Mamma RAI per farci gustare la finale olimpica.

Siamo a Nagano ed in quella edizione arrivò pure il Blue Team a sfiorare i gironi finali, venendo eliminata  nel girone  preliminare da Kazakistan (e superata dalla Slovacchia) con i vari Mike Rosati, Bruno Zarrillo e Lucio Topatigh giusto per citarne qualcuno, che vinsero l’ultima partita per 5-2 sull’Austria.

Sull’onda emozionale del Dream Team della NBA alle Olimpiadi Estive di Barcellona ’92 il board della National Hockey League diede il permesso alla lega di prendersi una pausa per mandare tutti i suoi pezzi da novanta in Giappone per i giochi olimpici.

Canada e Stati Uniti misero su autentici Dream Team, squadre dei sogni ma che alla lunga, come recitava un vecchio adagio dell’indimenticato Herb Brooks (arrivò a sfiorare il girone  finale dietro il pancone francese, ndr) non condividevano il talento necessario per allestire una squadra, sciogliendosi entrambe contro la Repubblica Ceca.

Se Bill Guerin, Mike Modano e Mike Richter ne presero 4 prima di tornare oltre demolendo mezzo villaggio olimpico, il Canada del leggendario Wayne Gretzky (con i vari Sakic, Yzerman e St.Patrick Roy) si fermò solamente agli shootouts, grazie all’eroe Dominik Hasek che trascinò a suon di parate i suoi fino all’atto conclusivo.

Proprio la Repubblica Ceca venne considerata tra le outsider del torneo tra gli addetti ai lavoro, giusto il tempo di giocarsi un posto tra le top6 e niente di più; sin dalle prime uscite i ragazzi del compianto Ivan Hlinka dimostrarono una solidità difensiva senza eguali, un ottimo mix tra veterani affermati anche in NHL (Jagr, Reichel) e diversi ottimi giocatori che giocavano ancora in Europa e che si sarebbero fatti nomi importanti oltreoceano dopo questa incredibile avventura (vedi Milan Hejduk) e soprattutto un manipolo di difensori stellari, non del genere Makar, MacInnis o Bourque ad esempio ma tremendamente solidi e compatti a proteggere le spalle (e i rebound) di Dominator come Hamrlik, Svoboda, Smehlik e Slegr.

Il round robin vede i cèchi vincere sulla Finlandia e Kazakistan (3-0 e 8-2) mentre perde la testa del girone nell’ultima partita con la Russia per 2-1 (a Reichel replicarono Pavel Bure e Zhamnov nel terzo finale) trovandosi nel lato ‘nordamericano’ dei quarti; se con gli Stati Uniti la partita venne ribaltata nel secondo periodo grazie a sua maesta Jaromir Jagr (1+1 ed unico giocatore ancora attivo di quel roster) e chiusa per 4-1, nella semifinale col Canada Dominik Hasek mantiene altissima la concentrazione, cadendo solo nel finale di gara alla rete di Trevor Linden, che portò la sfida agli extratime. Se non si mosse nulla in overtime, il Canada si spense completamente proprio ai rigori (sbagliarono tutti i rigoristi!) la rete iniziale di Reichel si rivelò sufficiente a staccare il pass della finale contro Pavel Bure e soci, col fenomenale Russian Rocket a schiantare con 5 reti in semifinale la Finlandia (che chiuderà poi col bronzo al collo superando i canadesi per 3-2, con rete della vittoria del grande Ville Peltonen).

La finale iridata, giocata in una gremita Big Hat Arena di Nagano, con prevalenza di russi e…canadesi sugli spalti (comprarono in massa i biglietti mesi prima, sicuri della finale!) Dominik Hasek ed i suoi dman non lasciarono nemmeno le foglie muoversi davanti al proprio slot, con una sorta di catenaccio/trap a doppia mandata capace di lasciar a bocca asciutta lo stesso Bure (mattatore poi con 9 reti in 6 partite!) e costringendo i russi a sole 20 conclusioni verso la porta cèca, a cui bastò la rete del grande Petr Svoboda al minuto 48 per scrivere e compiere la storia, chiusa definitivamente dalle parate di Dominator Hasek, che praticamente da solo vinse quell’oro, ancora nell’immaginario collettivo di tutti noi come uno dei momenti più belli ed indimenticabili delle storie olimpiche…

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