Colorado Avalanche: la ricostruzione di una squadra in tempi da record
di Marcello Savastano
48 punti in 82 gare, questo è lo score totalizzato dai Colorado Avalanche nella stagione 2016-2017. E’ da qui che bisogna partire per raccontare la regular season della squadra di Denver questa stagione che ha portato la franchigia a conquistare il Presidents’ Trophy dopo 20 anni in una stagione che, seppur ridotta a causa della pandemia globale, li vede concludere con un passo da 120 punti in una stagione regolare.
E’ Novembre del 2016 quando Matt Duchene esce dal ghiaccio durante la gara contro i New York Islanders (seguendo l’infortunato Comeau) perché al centro di uno scambio che interessa Nashville Predators ed Ottawa Senators. Uno scambio che ai più potrebbe sembrare azzardato poiché lascia partire il giocatore di punta della squadra per Samuel Girard (un giovane difensore di belle speranze), Shane Bowers (un buon prospetto) , la prima scelta di Ottawa condizionata che porterà Bowen Byram due anni dopo ed un paio di altre scelte.
Quello che questa decisione di Joe Sakic implica è la scelta di puntare tutto su Nathan MacKinnon, allora 21enne, e sulle sue qualità per trascinare la squadra che in quel momento si trova nei bassifondi della classifica.
Il giovane canadese non si lascia scappare l’occasione e riesce a riportare Colorado ai playoffs dopo quattro sofferte stagioni con una regular season sensazionale che incredibilmente non gli basta per aggiudicarsi l’Hart Memorial Trophy a vantaggio di Taylor Hall.
Quello che segue è una serie di decisioni strategiche di Joe Sakic che, se possibile, si dimostra un General Manager sui livelli della sua carriera hockeyistica riuscendo a costruire una rosa giovane e con pochi punti deboli a cominciare dalla difesa dove riesce a pescare un certo Cale Makar come quarta scelta del draft 2017 fino ad arrivare all’aggiunta di gente come Kadri, Burakovsky e Saad per cercare di formare un roster con una profondità in grado di competere ai massimi livelli.
La regular season 2021 è stato un tributo a queste scelte perché, seppur il primo posto sia stato conquistato all’ultima gara, gli Avalanche hanno messo sul ghiaccio un hockey veloce e spettacolare per gran parte della stagione nonostante le 297 gare mancate dai vari giocatori nell’arco della stagione e le due pause forzate per focolai Covid che hanno interrotto strisce di vittorie.
A risaltare sono stati soprattutto Makar che ha concluso la stagione con la media perfetta di un punto a gara (la migliore tra i difensori) e Rantanen con 66 punti (30g, 36a) ma anche coach Bednar che non ha avuto paura di portare in prima squadra giovani come Logan O’Connor, che però salterà gran parte dei playoff a causa di un infortunio, e Jacob MacDonald.
Il testa a testa con Vegas e Minnesota è stato esaltante ed estenuante ma gli Avalanche hanno dimostrato di meritare la testa della divisione vincendo ogni singola serie stagionale contro le avversarie oltre a portare a casa due gare determinanti contro i Golden Knights come l’Outdoor Game su Lake Tahoe e la gara decisiva per la volata finale a tre dalla fine.
Come è noto ad ogni appassionati di NHL i playoff sono un altro sport e per poter riuscire a passare ogni singolo turno la cosa principale è la forma della squadra, cosa che Colorado dovrà riuscire a ritrovare in questi giorni prima del puck drop contro St.Louis, ma la sensazione è che se la squadra di Denver dovesse riuscire a mettere sul ghiaccio un buon roster avrà tutte le carte in regola per poter combattere per il traguardo più glorioso, e questo è soprattutto merito di società ed allenatore che sono riusciti a portare una squadra dall’ultimo posto in classifica al primo nell’arco di soli 4 anni.