Stanley Cup Finals: Laviolette e Sullivan, due coach al posto giusto
di Fabio Sorini
Ormai, giunti a questo punto della stagione, tutti conoscono a memoria i roster delle due finaliste di questa stagione. Tutti sanno cosa può inventarsi Crosby da un momento all’altro, piuttosto che Malkin o Kunitz. Tutti conosco Subban e Josi e i loro missili dalla blu. Piuttosto che l’agilità di Forsberg e Arvidsson e il muro chiamato Rinne. Ma in pochi puntano i loro sguardi sui due head coach: Laviolette e Sullivan.
L’allenatore dei Predators ha costruito un vero e proprio gioiello, che luccica come l’oro. Dopo le due Finals (una vinta, con Carolina e l’altra persa, con Philly), Laviolette ha scelto Nashville per avere tra le mani una nuova sfida: portare ai vertici la franchigia del Tennessee, per la prima volta nella sua storia. E ce l’ha fatta, alla terza stagione da capo allenatore. Ce l’ha fatta con il bel gioco, come diremmo noi calciofili. I suoi ragazzi giocano davvero bene, si divertono in campo e il loro hockey agile e veloce, con pochi punti di riferimento, dà fastidio a molti team della NHL. Attenzione: anche i Preds possono contare sui dei campioni di primissimo livello: Subban, Rinne, Josi, Ellis, Forsberg, Arvidsson e Neal, per esempio, sono dei giocatori di tutto rispetto. In più, c’è da considerare anche l’aspetto mentale: Laviolette ha condotto questi ragazzi a superare tre serie molto difficili, con gli Hawks, i Blues e i Ducks. Serie nelle quali Nashville partiva sfavorita: ennesima dimostrazione che questa post season è stata preparata nel migliore dei modi.
Dall’altra parte c’è Mike Sullivan. Ma in questo caso (così come anche per i Preds ovviamente), i meriti vanno estesi anche alla dirigenza. La loro bravura? Aver capito relativamente presto che coach Johnston era inadeguato. Non si sono fatti problemi a mandarlo via e a scommettere su questo Mike Sullivan, al tempo allenatore dei Penguins della AHL. Non solo: passo dopo passo, trade dopo trade, la dirigenza ha allestito una squadra straordinaria. Gli arrivi di Kessel, Hagelin, Bonino and C hanno alzato il tasso tecnico della squadra, in modo esponenziale. E poi Sullivan c’ha messo del suo, raccogliendo i cocci della gestione Johnston, cercando e riuscendo a dare i giusti stimoli alla squadra. Sul ghiaccio, Sullivan ha creato la Hagelin-Bonino-Kessel, una linea “All-Stars” che ha regalato tante soddisfazioni ai tifosi dei Pens. La squadra, sotto la sua gestione, è talmente affiatata e consapevole della propria forza, che l’head coach può permettersi anche di mischiare le linee (quando ci sono degli infortuni, ad esempio) senza cambiare l’esito delle serie. Chapeau, davvero, ai Pittsburgh Penguins.
Cosa succederà in queste Finals? Laviolette riuscirà laddove Cooper prima, Trotz e Boucher quest’anno, hanno fallito pur essendoci andati molto vicino? Oppure Sullivan farà il back to back?