Raimondo Petrone, l’asso nella manica delle Nazionali di hockey inline

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(da fisr.it) – Se si parla di hockey inline non si può non nominare l’equip manager della Nazionale italiana: Raimondo Luigi Petrone, detto più semplicemente Rai. Siamo di fronte ad una sorta di idolo del mondo hockeistico, al seguito del team azzurro da ben 10 anni. Ma cosa fa di preciso un attrezzista della Nazionale? “Si occupa dei materiali, cerca di trovare per ogni giocatore l’alchimia giusta tra pattini e gomme in base alla pista e si preoccupa di sistemare tutto prima della partita – racconta -. In panchina, durante la gara, si vanno a risolvere solamente le emergenze; il lavoro viene fatto per la maggior parte prima ed eventualmente al termine del match”. Ma com’è arrivato Raimondo Luigi Petrone fino a qui? “Correndo in maglia azzurra! – scherza, ma non troppo -. Ho messo piede sull’Altopiano di Asiago nel 1972, avevo vinto il titolo italiano categoria allievi di maratonina chiuso in 47’ sui 12 chilometri. I raduni estivi si svolgevano ad Asiago e, avendo conosciuto una ragazza dell’Altopiano, poi mi sono trasferito qui per vivere con lei. Lo sport che andava e va per la maggiore sul territorio è l’hockey ghiaccio per cui sono diventato capo attrezzista sia dell’Asiago Hockey senior, ossia della squadra che ha vinto il primo scudetto giallorosso, sia del settore giovanile. Poi, nel 2006, sono passato all’hockey inline. Un paio di anno dopo ho avuto questo incarico dalla Federazione, forse perché ero l’unico attrezzista mentre adesso ce ne sono molti e anche bravi. Ho sempre cercato di svolgere questo lavoro nel miglior modo possibile”. Pur non parlando perfettamente l’inglese, Rai riesce a farsi capire da tutte le Nazionali e queste ultime spesso lo cercano per consigli e richieste d’aiuto. “Sono un italiano e in quanto tale con la gesticolazione e qualche parola in lingua straniera riesco a comunicare con tutti. Durante i Mondiali i capi del nostro settore mi dicevano che mi occupavo più delle altre Nazionali che di quella Italiana. In realtà è un discorso diverso: se ho già finito il lavoro per il team azzurro, perchè non aiutare una squadra in difficoltà?”. In merito al primo raduno della Nazionale senior maschile, svoltosi a Roana una quindicina di giorni fa, Petrone commenta: “I ragazzi hanno capito che essere convocati significa sempre mettersi alla prova, anche se per alcuni di loro potrebbero esserci delle minori possibilità a proseguire. E mettersi alla prova è sempre uno stimolo. Forse non andrà bene quest’anno, ma magari il prossimo o quello successivo potranno ritagliarsi un posto in Nazionale”.

Foto di Roberta Strazzabosco

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