Para ice hockey. Sandro Kalegaris, il bomber azzurro che gioca duro e pesca tonni da record in mare aperto

(da comitatoparalimpico.it) – In queste ore sul campo dei Mondiali a Ostrava, il bomber azzurro del para ice hockey ha origini istriane, è nato a Klagenfurt (AUT), parla tedesco ma capisce perfettamente l’italiano. Si chiama Sandro Kalegaris e sua è la firma sul goal inaugurale contro la Svezia, ai Mondiali di Corea 2017, terminati con la 5^ piazza azzurra grazie anche alle sue prodezze contro la Svezia, sua l’unica rete azzurra ai mostri sacri statunitensi che in quell’occasione ci infersero 9 goal. Ma Kalegaris si è fatto avanti senza timidezze anche a Gangneung, aprendo le danze con la prima segnatura azzurra alle Paralimpiadi di PyeongChang 2018, finite con il quarto posto, il migliore di sempre nel palmares dell’Italia.

Padre da pochissimo, 28 anni, perde una gamba in un incidente motociclistico. Dal 2011 però è già sul ghiaccio, in Nazionale dal 2015. Il ruolo di attaccante, con la maglia numero 9, ce l’ha cucito addosso, maestro di opportunismo e scatti fulminei “Per carattere – racconta- sono più calmo e riflessivo di un tempo, ma mi piace un sacco giocare duro. Diciamo che insieme alla velocità il gioco energico è il mio tratto distintivo”. E’ nello sport giusto, il para ice hockey, gioco muscolare tra i più spettacolari del panorama paralimpico, si gioca su slitte in un continuo confronto corpo a corpo per impossessarsi del dischetto e lanciarlo in porta. Ecco perché occorrono robuste protezioni, cinte per ancorare le gambe e sponde a tutela dei piedi. “Ho conosciuto il para ice hockey per caso in Austria, quando nel 2015 mi hanno chiesto se volevo far parte di una squadra, é nata così l’avventura”.

Poi il primo Mondiale e l’anno scorso le Paralimpiadi, sempre in Corea. Praticamente da allora non c’è quasi referto in cui il suo nome non compaia tra i marcatori.  “Non ho un soprannome di battaglia, né faccio gesti scaramantici prima di una gara importante, mi carica la voglia di andare a rete, vincere e divertirmi. Una cosa mi pesa un po’, i lunghi spostamenti per gli allenamenti e le trasferte”, giocando tra Italia con i Brancaleoni, in Repubblica ceca e in Austria dove vive e gioca con la sua squadra. A scuola dai campioni ci è andato, osservando e scrutando dalla grata del casco i migliori hockeisti del mondo, non i colleghi europei tutto sommato sempre alla nostra portata: “Non ho particolari idoli in questa disciplina, ma ho notato e ammirato tanto per le sue caratteristiche di gioco il numero 14 coreano, Jung, però non temo nessuno. Forse il Canada”, campione del mondo e vice campione paralimpico alle spalle degli USA.

Queste sono ore cruciali per lui e tutta la squadra, impegnata in Repubblica Ceca per i Mondiali del gruppo A, a 8 squadre. “Il mio contributo alla squadra? Credo la forza fisica e l’entusiasmo. Il Coach dice che il mio colpo migliore è il tiro destro e di sinistro cambia poco, ma devo recuperare sul gioco difensivo”.

Il resto dell’Italia a Ostrava è giovane ma ben assortita e agguerrita, per metà rinnovata e farcita di energie nuove. Anche se le grandi firme, ad esempio Florian Planker o il portiere Araudo, assicurano saggezza tattica ed esperienza. “Restare nel gruppo A (cioè tra i primi 6, i peggiori due retrocedono nel gruppo B) mondiale era l’obiettivo minimo centrato brillantemente con le prime due vittorie “. E lui ci ha messo del suo, sia nel match d’esordio contro la Svezia che contro il Giappone.

Concentrato di schiva riservatezza e smalto ruggente sul ghiaccio, quando rientra a casa Sandro infila i panni calmi del pescatore, si arma di santa pazienza e va in cerca di pesci dalla caratura eccezionale. “Pesco ovunque, al lago e sui fiumi in Carinzia, anche in mare”, a seconda che cerchi carpe e lucci o dentici e tonni. “Il mio record è un tonno da 70 kg. E’ una passione che è cresciuta con me, da quando a 5 anni mi padre mi ha regalato la prima canna da pesca”. Della passione ha fatto anche il suo lavoro, cui si è presentato già da consumato esperto: “sono rappresentante di attrezzature per la pesca in un’azienda austriaca specializzata, è il lavoro più bello”.

Finalizzare gli assist dei compagni, però, in queste ore vale più di una carpa gigante. E domani il guantone di sfida sarà lanciato ai padroni di casa, i Cechi, per la terza sfida mondiale. Sandro non riesce a non pensarci: “C’è da conquistare una medaglia, per avverare tutti i miei sogni”. A Ostrava, sì certo anche, ma Sandro ha pazienza da saggio, seduto sul greto del fiume. “Intendo ai Giochi Invernali di Pechino 2022, prima o poi dovremo salirci sul podio paralimpico!”.

Foto comitatoparalimpico.it

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