Lettera aperta di Quintavalle al mondo dell’in line

(da hcmilano.quanta.com) – Diramando con un imbarazzato ritardo di due giorni e mezzo le iscrizioni al Campionato italiano 2016-17 delle Società della Serie A (11), sottacendo il numero di quelle contestualmente iscritte al Campionato di Serie B (verosimilmente 4) e repentinamente modificando le regole che la stessa Federazione aveva imposto a tutte le Società, il Settore Tecnico della nostra Federazione ha certificato ufficialmente il totale fallimento delle proprie politiche.

Un vero e proprio disastro assolutamente da noi previsto ed evitabile se solo si fossero ascoltate le istanze delle Società e se si fossero gestiti in modo logico e democratico i gravi problemi ad esse collegate, nell’interesse generale e superiore del nostro movimento e non di quello di una singola persona.

Politiche personali quindi portate avanti con il colpevolissimo avallo della nostra Federazione che hanno generato questi risultati :

1. Rispetto all’ultima stagione sono scomparse in Serie A ben due Società (il 20 %), ovvero il Polet Trieste e la Molinese ovvero due importanti e bellissime realtà del nostro movimento.

2. È oltretutto risaputo che vi sono almeno situazioni critiche per altre due Società di Serie A che si sono iscritte quest’anno per “il rotto della cuffia”, ma che non lo faranno più il prossimo anno se le politiche del Settore Tecnico non vengono radicalmente e rapidamente modificate.

3. Rispetto alle fantasiose aspettative del Settore Tecnico  che aveva imposto, contro il volere della stragrande maggioranza delle Società, una Serie A a 14 squadre, le iscritte sono risultate solo 11.

4. Peggio in Serie B dove le Società regolarmente  iscritte sembrano essere solo 4 contro le aspettative federali di 12.

5. Per cercare di limitare i danni, col serio rischio peraltro che il palliativo degli interventi ipotizzati producano non miglioramenti ma danni ulteriori, la Federazione si è incamminata su un pericoloso percorso e cioè quello di stravolgere o addirittura azzerare le regole ferree che lei stessa aveva imposto a tutti, così creando un pericoloso precedente oltre che evidenziando la propria mancanza di lucidità ed autorevolezza.

6. Il livello della Serie A subisce un robusto arretramento qualitativo con la scomparsa delle due sopracitate “storiche” Società, con la conferma nella serie maggiore di una Società che lo scorso anno ha pesantemente perso in Campionato 18 match su 18 e con l’inserimento contestuale e forzoso di ben tre o quattro Società provenienti dalla ex A2, di cui si possono ben immaginare le difficoltà organizzative ed economiche: ovvero l’esatto contrario di quanto auspicabile e che sembrerebbe logico.

Ma non basta: leggendo i regolamenti rileviamo quelle che a noi sembrano pure idiozie, anche pesanti, imposte dal Settore Tecnico

7. Come definire infatti la conferma della Coppa FIHP, quest’anno “travestita” da Coppa Italia così da “giustificarne” l’esistenza, costosa (per noi Società) ed obbligata manifestazione che mi risulta la stragrande maggioranza delle Società NON vuole, e contestualmente confermare un’ulteriore manifestazione, la Coppa FIHP, a sua volta “travestita” da Coppa Italia da disputarsi in un week end con ulteriori costi a carico delle società.

8. O come definire il fermo di ben 20 giorni del Campionato maggiore a cavallo di Natale col risultato che il Campionato maggiore potrebbe terminare il 20 maggio con palazzetti magari irrespirabili per la cronica mancanza di aria condizionata.

Tutto questo accade perché il Settore Tecnico della Federazione ignora, meglio, si fa beffe, adottando sistematicamente provvedimenti omicidi contrari, di quelli che sono i principi base che regolano ogni attività organizzata che pretenda di essere sana e proiettata allo sviluppo:

9. Le parole confronto, ascolto, accettazione di visioni diverse, ovvero la parola democrazia NON esiste per il Settore tecnico che ritiene di poter agire, per evidente ispirazione divina, secondo proprie logiche, strategie fors’anche per interessi personali che contrastano totalmente con le posizioni della stragrande maggioranza delle Società.

10. Ma neppure il concetto della assoluta necessità per tutte le Società di un sano equilibrio tra costi e ricavi gestionali sembra NON interessare minimamente la nostra Federazione in particolare il nostro Settore Tecnico; e così invece che cercar in tutti i modi di far lievitare i ricavi delle Società (affamate di soldi anche per poter finanziare l’intera attività, sia senior che i settori giovanili) attraverso politiche che attirino pubblicità, sponsor ed interesse dei Media, visto che di ricavi dalla biglietteria non se ne può oggi parlare, Federazione e Settore Tecnico propongono Campionati che non possono interessare a nessuno dei sopracitati soggetti, in particolare agli Sponsor, azzerando quindi ogni possibilità per noi Società di seppur piccoli ricavi. Allo stesso momento però ci costringono a far lievitare i costi attraverso regolamenti assurdi (la tassa progressiva sui Comunitari che sono parificati agli stranieri, caso illegittimo in Europa ed unico nello sport italiano), oppure come la partecipazione obbligatoria alla coppa FIHP. Tutto sbagliato, tutto un controsenso.

11. Così come il concetto di sviluppo non è noto alla nostra Federazione ed al nostro Settore Tecnico: sono anni ormai che, totalmente inascoltati, propongo di costruire a Milano (la seconda città più popolosa d’Italia nella Regione più popolosa e forse ricca con un enorme potenziale bacino di reclutamento e quindi di sviluppo per tutto il nostro movimento) A NOSTRE SPESE, un palazzetto dove poter sviluppare con numeri certi e probabilmente con una discreta capacità imprenditoriale, l’hockey in line chiedendo solo in cambio garanzie per l’apertura di un Centro Federale e la organizzazione di  alcuni eventi con la partecipazione delle nostre Nazionali. Niente, nessuna risposta, solo la certezza che l’hockey in line deve continuare a svilupparsi solo a Roana o Asiago.

Personalmente ho da circa un anno tolto il saluto al Responsabile del Settore Tecnico reo, a nostro avviso, di averne fatte o provato a farne di cotte di crude l’anno passato al nostro movimento ed alla mia Società.

Ne avevo anche invocato, dando forti ed innegabili motivazioni pubbliche, le dimissioni, ritenute tanto più doverose visto che NON è stato democraticamente eletto (come invece il Presidente Aracu)  ma semplicemente imposto dalla Federazione a Società che NON lo gradiscono.  Oggi, alla presenza di una situazione precipitata per sua principale colpa, gliele richiedo consapevole che la mia richiesta non solo è condivisa da quasi tutte le Società, ma sarebbe un modo per tutti noi per sperare in un futuro migliore.

Umberto Quintavalle

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