La storia (al contrario) del predestinato Alexandre Daigle

di Miki Faella

Torniamo per un momento indietro nel tempo; lasciamo perdere la tecnologia attuale, internet che unisce ogni parte del globo e pure il famoso motore di ricerca Google che ancora non era nemmeno un pensiero.

Québec e…dintorni
Siamo nella culla francofona del ghiaccio, quella che da settembre ad aprile riunisce come una antica forma di liturgia pagana l’immensa famiglia dell’hockey in ognuna delle ennemila piste ghiacciate quebecois; chi a vedere il proprio figlio diventare un campioncino, chi a sobbarcarsi centinaia di chilometri per allenamenti a durissime temperature sotto zero e chi invece a disperarsi sugli spalti di Ottawa perché la scommessa Senators fa acqua da tutte le parti. Ed è da qui che inizia la nostra storia.

Alexandre Daigle, c’est moi!
In questo universo parallelo dagli anni 90 ai tempi nostri una sola cosa è rimasta uguale, quegli scout che fanno il giro del paese alla ricerca di un prospetto o giovane hockeysta da seguire ed eventualmente raccomandare. Vicino Montrèal, culla dell’hockey in anni dove la fede di St.Patrick Roy riscrive la bibbia del tempo, c’è un ragazzo che incanta e fa parlare di se sin da quando finisce i vari campionati ‘pulcini’ in tripla cifra ogni singola annata e, quando viene pescato nella elitaria QMJHL vola in bus verso Victoriaville (200km a nord est di Montrèal) non si faceva in tempo a prendere un biglietto che erano già esauriti per vedere The Next One, Alex Daigle e nel mezzo anche un oro ai mondiali U20.
Dalla sperduta Victoriaville i successi, le stats ed i record arrivano sin sulle prime pagine dei magazine canadesi, a paragonarlo al nuovo Wayne Gretzky con al seguito le prime interviste nazionali ad accrescere la sua fama anche fuori dal ghiaccio ed a finire come papabilissima prima scelta ai draft del 1993, una classe tanto ricca tanto talentuosa da far venire le lacrime a noi nostalgici dell’hockey d’un tempo. Qui le nostre storie con gli Ottawa Senators si incrociano e diventano un tutt’uno, con la franchigia capitolina, appena tornata nel gotha hockeystico a balbettare palesemente, inizia la filosofia perdente d’un tempo, quella di mollare a fine stagione per avere la pick migliore ai prossimi draft per assicurarsi la prima scelta assoluta e proprio in quell’anno (tra i papabili anche Chris Pronger ed un certo Paul Kariya…) la dirigenza canadese aveva già fatto la sua scelta; Alex!
Da li a qualche anno, la lega poi adotterà il sistema del sorteggio, più o meno come quello attuale, ribattezzato poi Daigle Rules, merci Alex.

images - 2021-12-14T175839.792Draft 1993 e primi anni
Al Colissée di Quebec City c’è il pubblico delle grandi occasioni ed i principali network del paese sono fermi a quell’evento come noi aspettiamo olimpiadi e mondiale di calcio (per intenderci) ed appena viene celebrata la frase dal GM dei Sens
The Ottawa Senators select Alexandre Daigle” il tripudio è paragonabile a quello di una vittoria mondiale.
Ognuno al Collisée sapeva che QUELLA era la prima pick, in una delle tante interviste in quell’anno ripeté spesso: “sono felice di esser stato la prima scelta, la seconda non se la ricorda nessuno!” giusto per far capire che una prima donna era sbarcata nella Lega e che voleva farla sua!
E la scelta pagò benissimo i Senators (Pronger, who???) ed Alex diventa subito il prim’attore on ice assieme ad Alexei Yashin, chiudendo una stagione da rookie stellare ma con i risultati dei Sens sul ghiaccio semplicemente disastrosi, continuando la politica perdiamo per vincere, mentre le due baby star di casa sono ricoperte di dollari.

Alex missing in action
L’anno dopo la lega va in lockdown, i Senators non vogliono far scappare via verso le piste europee il loro prodigio e la soluzione che fa bene a tutti è rispedire Alex a Victoriaville, giusto per non perdere la gamba; la lega riparte, Ottawa torna a perdere ma nel mezzo Alex porta a casa il secondo oro col Canada ai mondiali U20 da protagonista mentre nella lega più bella del mondo, per altri 2 anni i playoff restano un miraggio.

Time for leave
I 5 anni a 12.25 milioni in totale iniziano a pesare come un macigno, la lega mette un tetro ai rookie (ancora attuale, Daigle rules 2.0) e Alex ogni annata perde smalto e voglia apparente di impegnarsi per il team, mal digerendo il dualismo con Yashin e quei numeri da the next one che non arrivano; nonostante ciò arrivano i playoff al suo quarto anno coi Sens, ma la franchigia inizia a mal sopportare i suoi atteggiamenti da classico spacca spogliatoio e viene scambiato con Phila per Prospal, Falloon ed una scelta ai draft (a posteriori qualcuno scriverà che fu la migliore scelta per…Ottawa!).
A Phila dura meno di nulla, arriva ma vola senza giocare ad Edmonton, la prossima tappa è Tampa mentre a NY sponda Rangers assaggia anche l’onta delle minors.

Attore mancato e sprazzi di hockeysta…
Nel nuovo millennio Alex ha toccato il fondo, stacca con l’ambiente hockeystico che dapprima lo aveva innalzato tra i grandissimi per poi spedirlo agli inferi grazie ad un pessimo carattere, atteggiamenti da prima donna (la frase è univoca su google alla ricerca Alexander Daigle!) sceglie il cinema per un paio di anni come attività principale tra studi e palcoscenici (passione che coltiva ancora ora…) ma il richiamo dal primo amore è ancora tanto e sono I Pittsburgh Penguins a chiamarlo nell’Agosto del 2002, solo un annata con NHL/AHL sulle spalle poi squilla il telefono…

images - 2021-12-14T175709.933Jacques Lemaire per il ritorno
Dall’altra parte della cornetta è il capo allenatore di Minnesota che chiede proprio Daigle senza un apparente motivo; Minny viene da una stagione pazzesca, c’è fame di vittoria e quindi perché chiamare un rottame come Daigle? Jacques oltre ad essere un HC coi controfiocchi ha pure la dote di metter sotto ognuno dei suoi per il suo personale trap, giocatori che indipendentemente dal loro passato, posizione o età completassero il proprio scacchiere sul ghiaccio ed in Alex non vede la ballerina o la peggiore scelta del tempo pre Patrick Stefan ma ne intuisce la voglia di fare bene e di lavorare anche sul piano mentale; sarà la sua migliore annata in NHL al pari di quella al debutto (uguale con lo stesso score 20+31!).
L’anno dopo è l’anno del famigerato lockout della lega ed al ritorno nel 2005/06 si divide tra NHL e minors salutando per sempre l’hockey nordamericano con sole 616 uscite per 327 punti (peggio in postseason con 12 partite e due assist).
L’agente convince Alexander a puntare sulla Svizzera ed i suoi franchi per ricominciare col Davos del guru Arno Del Curto dove in tre annate vince due campionati elvetici ed una Spengler Cup nel 2006, chiudendo poi sempre nel paese della cioccolata con Friborgo e Langnau

images - 2021-12-14T175751.180Ritiro e…nessun rimpianto
Appesi i pattini al chiodo in Svizzera, nello stesso giorno ad Ottawa pubblicarono due righe in fondo alle news sportive che forse mai nessuno ha realmente letto (o visto, così narra la leggenda) perché tanto è stato amato quanto dimenticato; lo stesso Daigle, che ora si divide tra studi televisivi canadesi ed americani, è tornato anche di recente sulla sua carriera:
Alla fine se mi dicessero, a quel ragazzo che a 18 anni i giornalisti si litigavano, che avrei vinto 2 mondiali, giocato 600 partite tra i pro e 200 all’estero beh…sarebbe stato un sogno e lo stesso auguro al mio ragazzo (il figlio Vincent).”

Col senno del poi e vedendo i vari Connor McDavid o la futura star Connor Bedard beh, i paragoni si fanno importanti; di eroi e superstar ora il mondo ne è pieno e basta un video sulle skills da milioni di views e giocate per etichettare qualcuno come the next one o superstar, ma una cosa accomuna la old generation a quella attuale: la voglia, dedizione e spirito di sacrificio per giocare un giorno nella lega più bella del mondo e, tornando al nostro eroe mancato Daigle che si è rivalutato e persino messo in gioco più volte anche lontano dai riflettori che “Non ho rimpianti, è stato bellissimo uguale nonostante le critiche e le aspettative…certo poteva andare meglio ma dopo 4-5 anni la magia non c’era più.

Bonne chance Alexandre!

 

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