HCB Alto Adige Alperia, la corsa si ferma in semifinale – Ma a Bolzano ha vinto il pubblico

di Luca Tommasini

Ancora una volta a vincere è stato il cosiddetto “cuore biancorosso”. Già, perché per come si erano messe le cose aver raggiunto la semifinale può essere considerato già un piccolo grande successo per l’HCB Alto Adige Alperia, caduto al secondo turno contro i Vienna Capitals con un pesante, ma allo stesso modo bugiardo 4 a 0. Ogni anno, al termine della stagione, si parla di come il pubblico bolzanino si stia avvicinando sempre più all’hockey su ghiaccio. Il fuoco che ardeva ai tempi di via Roma sta tornando o, forse, è definitivamente tornato. Quest’anno in 53 partite casalinghe gli spettatori hanno sfiorato quota 100.000, una media di 3.159 a partita. Numeri letteralmente sfolgoranti per l’hockey italiano, in una piazza che negli ultimi anni di Serie A si aggirava su una media che in regular season raramente superava le 1.000 unità. Il sold out (7.022 presenti) in gara 2 contro i Capitals, nonostante la sconfitta al secondo overtime (il match più lungo nella storia biancorossa, il quinto della storia della EBEL), ha lasciato ancora una volta gli occhi lucidi a chi era presente ai tempi di Bolzano-Pontebba, 300 spettatori. A colpire è anche la varietà di pubblico: grandi e piccini, uomini, donne e famiglie, tanti, tantissimi i bolzanini naturalmente, ma i fans biancorossi o i semplici curiosi arrivano da tutto l’Alto Adige, dal Trentino, dal Veneto e da tutte le maggiori piazze italiane, fino ai “pazzi” che si sorbiscono incredibili trasferte da Roma andata e ritorno in giornata, per seguire ad esempio gara 4 dei quarti di finale contro il Linz, per godere fino in fondo del goal all’overtime di Frigo, per sognare insieme ai tuoi amici e ai tuoi colori.

La stagione biancorossa tra alti e bassi

Il campionato del Bolzano ha vissuto momenti fortemente altalenanti. I Foxes ci mettono qualche partita a carburare, poi arrivano i filotti di vittorie consecutive, la squadra si compatta e la classifica inizia a sorridere, eccome. Anche il roster pian piano si va definendo, fino all’arrivo dell’ex-NHL Glen Metropolit. Il suo trionfale sbarco a Bolzano rappresenta uno dei momenti più importanti della stagione, ma la sua esperienza si concluderà anticipatamente, tra malumori, prestazioni insufficienti e un amore mai sbocciato. L’addio di “Pacman” coincide con il momento di massima crisi del Bolzano, che aveva sì centrato la qualificazione ai playoffs con quattro giornate d’anticipo, ma aveva vissuto un pick round disastroso, con 8 sconfitte in 10 partite. A farne le spese anche Denny Kearney, uno degli idoli della tifoseria, ma decisamente meno “sopportato” nello spogliatoio. Le voci si rincorrono, la panchina di coach Tom Pokel sembra traballare, ma la società decide di andare ancora fiducia al tecnico di Green Bay e alla squadra intera. Il ritorno di Andrew Yogan, “fuggito” per nostalgia ad ottobre e presentatosi nuovamente nel capoluogo altoatesino per i playoffs, l’arrivo di Lindsay Sparks, ultimo colpo di mercato in entrata. Si entra nella fase calda della stagione e qualcosa deve cambiare. Trascinati da un Brodie Reid sempre più top scorer e da un Marcel Melichercik mostruoso tra i pali, il Bolzano chiude in cinque gare la serie contro il Linz, infilando quattro vittorie consecutive e prendendosi così una dolcissima rivincita dopo le due eliminazioni delle passate stagioni. Il pubblico biancorosso non chiedeva altro, tutto quello che sarebbe arrivato poi sarebbe stato oro colato. D’altronde in semifinale arrivava il Vienna, corazzata quasi imbattibile in regular season: la serie di semifinale rispetta i favori del pronostico, i Capitals la chiudono in quattro gare, ma resta l’amaro in bocca. Perché il punteggio non rispetta i valori visti in pista: un po’ di fortuna, un po’ di cinismo in più, qualche infortunio in meno (Palmieri braccio fratturato, Reid crociato in frantumi nei primi minuti della semifinale, Joachim Ramoser non pervenuto) e forse il Bolzano poteva “rubare” un paio di gare e allungare la serie. Così non è stato, ma il “grazie” alla squadra si è levato comunque alto in città.

Gli italiani

E’ stato spesso sottolineato, ma non è mai abbastanza. A tirare la carretta per tutta la stagione e soprattutto nei momenti di difficoltà, sono stati i giocatori italiani. Il prodotto del vivaio “azzurro” che ha trovato la destinazione naturale proprio in Bolzano. E negli anni non poteva essere altrimenti, perché la EBEL è già “hockey che conta” e può smussare i diamanti ancora grezzi. Dei “veterani” biancorossi se ne parla spesso, sontuose ad esempio le stagioni di Marco Insam e Anton Bernard, così come quella di Daniel Frank, ormai pezzo irrinunciabile dello scacchiere dei Foxes. I nuovi arrivati, dal canto loro, ci hanno messo davvero poco a fare innamorare i tifosi.

Luca Frigo è sicuramente il giocatore che più è emerso dal gruppo degli “esordienti”. Il numero 93, scuola Valpellice, si è distinto per grinta, tenacia e qualità: per tutta la stagione si è guadagnato un posto in seconda linea, con due stranieri del calibro di Reid e Oleksuk, suo inoltre il goal più emozionante del campionato, la rete all’overtime che ha deciso gara 4 dei quarti di finale playoff al Palaonda.

Daniel Glira, lo diciamo senza paura, è il futuro del reparto difensivo biancorosso. Ordinato, mai un rischio di troppo, si è tolto anche più volte lo sfizio del goal. Qualche piccolo errore e peccato di gioventù sono più che comprensibili per il 23enne pusterese, resta ancora un mistero invece il motivo della sua esclusione ai playoff da parte di coach Tom Pokel: una mossa che ha suscitato più di un malumore tra i tifosi, convinti che Daniel potesse dare di più rispetto ad altri stranieri schierati regolarmente sul ghiaccio.

Michele Marchetti ha sgomitato un anno intero per trovare il suo spazio. Tanta panchina, ma tra infortuni, varie ed eventuali è riuscito a ritagliarsi le sue partite da titolare. Ad esempio, chiamali poco, tutti i playoff: è qui che è esploso, dando ogni briciolo di forza a disposizione per la maglia, chiudendo le cariche, proponendosi e lottando fino all’ultimo minuto. Un altro giocatore che il pubblico chiede a gran voce di confermare: 23 anni, il suo futuro è qui.

La prossima stagione

In poche settimane sapremo chi tra Vienna Capitals e Klagenfurt conquisterà il Karl Nedwed Trophy. Il prossimo anno segnerà il ritorno in EBEL del Medvescak Zagabria, resta invece il punto di domanda sul futuro dell’Olimpija Ljubljana. A Bolzano intanto è già tempo di parlare di mercato. Con tutta probabilità la società biancorossa confermerà (o cercherà di confermare) tutto il blocco degli italiani, come detto protagonista di un campionato maiuscolo. Non solo, l’ad Dieter Knoll ha già manifestato l’intenzione di prolungare il contratto a Marcel Melichercik, così come al backup Jake Smith. Brodie Reid è alle prese con un brutto infortunio al ginocchio, che potrebbe rallentare le offerte in arrivo da altre squadre: lo spiraglio per tenerlo a Bolzano c’è. Così come potrebbero restare un lavoratore vero come Travis Oleksuk e un Marc-Olivier Vallerand esploso ai playoffs. Dovrebbe essere giunta al capolinea invece l’avventura in biancorosso di Nick Palmieri, reduce da una stagione flagellata dagli infortuni e dalle prestazioni sotto alle aspettative. Resta invece aperto il capitolo coach: la società si sta confrontando in questi giorni con Tom Pokel, ma la sua riconferma al momento pare non essere scontata. L’estate è lunga e le voci si rincorrono, nelle prossime settimane dovrebbero arrivare le prime ufficialità da via Galvani: l’obiettivo è costruire una squadra che riesca a centrare per il quinto anno consecutivo l’accesso ai playoff, che, come ogni anno, faccia innamorare i tifosi e che, perché no, possa riportare la coppa al Palaonda.

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