Emerald dreams: breve storia dell’hockey a Seattle

di Marco Meneghetti

La notizia è ormai nota a tutti gli appassionati: a partire dalla stagione 2021/22, la lista di franchigie iscritte alla NHL si arricchirà di un nuovo team, i Seattle Kraken. Il club destinato a rappresentare la città che ha dato i natali al grunge, a Starbucks e alla Microsoft ha annunciato proprio in questi giorni il suo roster, come vi abbiamo già raccontato proprio qui. Ma come nasce l’idea di una squadra di National Hockey League a queste latitudini? In realtà, il legame tra la Città Smeraldo e la più importante lega di hockey al mondo è molto affascinante e tutt’altro che nuovo: scopriamolo insieme.

Gli esordi e la Coppa: i Seattle Metropolitans

La nostra storia ha inizio in tempi ormai remoti, più di un secolo fa: per la precisione nel 1915, con l’aggiunta di un team di espansione alla PCHA, la Pacific Coast Hockey Association. Nata nel 1911 e inaugurata ufficialmente l’anno successivo, questa lega è ancora oggi considerata tra le più importanti per lo sviluppo dell’hockey su ghiaccio in Nordamerica grazie a innovazioni come l’introduzione dei rigori e dei playoff o la regola del passaggio in avanti. Non a caso, proprio nel 1915 venne siglato un accordo tra la PCHA e la NHA, la National Hockey Association (la “mamma” della NHL): il patto prevedeva una sfida tra le squadre vincitrici dei due campionati valida per la Stanley Cup, considerata già all’epoca il più prestigioso trofeo di questo sport.

Seametro

La formazione dei Metropolitans vincitrice della Stanley Cup nel 1917

La nuova squadra assunse il nome di Seattle Metropolitans, in onore della ditta -la Metropolitan Building Company- incaricata di costruire il suo futuro palazzetto, la Seattle Ice Arena. Il roster si mostrò fin da subito competitivo grazie all’acquisto di giocatori come Eddie CarpenterFrank FoystonHap HolmesJack Walker e Cully Wilson, tutti provenienti dai defunti Toronto Blueshirts, vincitori della Stanley Cup l’anno precedente. Le abilità gestionali dei proprietari dei Metropolitans, Frank e Lester Patrick (peraltro padroni della stessa PCHA) si fecero vedere fin da subito con l’acquisizione di Pete Muldoon in qualità di head coach e degli attaccanti Bobby RoweBernie Morris, fino a quel punto riserve in un’altra franchigia della West Coast, i Victoria Aristocrats.

Dopo una sola stagione di assestamento, i Metropolitans vinsero il primo titolo già nel 1916/17, guadagnandosi il diritto di sfidare la squadra vincitrice della NHA, gli allora già temibili Montréal Canadiens. Nonostante la sconfitta nella partita inaugurale, Seattle si aggiudicò il secondo, terzo e quarto match della serie con un punteggio complessivo di 23 a 11 (14 reti furono segnate dal solo Morris). Gara-1 e Gara-3 si giocarono secondo le regole della PCHA, mentre Gara-2 e Gara-4 furono disputate seguendo i dettami della NHA (6 giocatori per squadra, divieto di passaggio in avanti, sostituzioni consentite). In questo modo, i Metropolitans divennero la prima squadra statunitense a vincere l’ambita Stanley Cup, che in seguito tenteranno di riprendersi nel 1919 sempre contro gli Habs (la serie fu poi annullata in itinere a causa della pandemia di influenza spagnola, nonostante l’offerta da parte di Canadiens di dare forfeit e cedere così la Coppa a Seattle, ipotesi respinta dagli americani che desideravano guadagnarsi la vittoria direttamente sul ghiaccio) e nel 1920, quando verranno sconfitti dagli originali Ottawa Senators.

Gli ultimi anni di vita dei Metropolitans furono ben più opachi: con la PCHA ormai in piena crisi e ridotta a sole tre squadre, Seattle si ritrovò presto anche priva della propria arena, demolita per fare spazio a un parcheggio. Nel 1924 sia i Metropolitans che la loro stessa lega (confluita nella Western Hockey League con le sole franchigie di Vancouver e Victoria) cessarono così di esistere.

I Seattle Totems e i tentativi di rinascita

La passione degli abitanti di Seattle nei confronti dell’hockey non accennò a diminuire neppure dopo la dipartita dei Metropolitans: già negli anni Quaranta una nuova franchigia, i Seattle Ironmen, inizio a farsi notare nell’ampia galassia di leghe -perlopiù effimere- sorte sulla West Coast in quegli anni. Dopo alcuni cambi di nome, tra cui Seattle Bombers e Seattle Americans, nel 1958 il club fu rinominato Seattle Totems, dicitura che mantenne sino alla sua scomparsa avvenuta nel 1975 e sotto il cui monicker funse da farm team dei Vancouver Canucks nei suoi anni finali. Dal 1952 al 1974 la squadra fu attiva nella WHL, e concluse la sua parabola con un’ultima stagione all’interno della Central Hockey League.

L’espansione verso ovest della NHL iniziava però a destare qualche interesse anche dalle parti di Seattle: già nel 1974 un gruppo di imprenditori locali guidato da Vince Abbey era riuscito ad aggiudicarsi un team di espansione la cui stagione inaugurale avrebbe dovuto disputarsi nel 1976/77: si trattò di una decisione che indirettamente condusse alla fine della stessa WHL, privata dei suoi due mercati più redditizi (il secondo era costituito da Denver, anch’essa inclusa nell’espansione). Una combinazione di sfortuna e cattivo tempismo impedì tuttavia ad Abbey di riuscire nel proprio intento, e nel 1977 la lega decise di cancellare la prevista espansione a Seattle dopo che molte opportunità (tra le quali acquistare un team dalla WHA o impossessarsi dei Pittsburgh Penguins allora in liquidazione) erano state apparentemente ignorate. Ancora una volta, Seattle rimase senza squadra fino all’arrivo della formazione junior dei Breakers, poi ribattezzati Seattle Thunderbirds, nel 1977.

La svolta: arrivano i Kraken

Dopo un ulteriore tentativo di espansione fallito nel 1990, le acque smisero di muoversi per almeno un ventennio: una delle difficoltà principali era costituita dalla principale arena della città, la KeyArena, la cui conformazione originale (pensata per ospitare i Seattle Sonics della NBA) mal si prestava ai parametri della National Hockey League. Con il trasloco dei Sonics a Oklahoma City nel 2008, tuttavia, l’interesse nei confronti di Seattle riprese a crescere, culminando nella decisione, nel 2017, di ristrutturare e ampliare la vecchia KeyArena (oggi chiamata Climate Pledge Arena) da parte del consiglio comunale della città. Nel 2018, un gruppo di imprenditori guidato da David Bonderman e dal produttore cinematografico Jerry Bruckheimer riuscì finalmente a ottenere l’ammissione nell’NHL di una franchigia con base a Seattle, facendone così il 32esimo team attivo nel campionato. Nel 2020 vennero annunciati colore, logo e nome del progetto, chiamato Seattle Kraken in onore delle origini marittime della città (il termine era peraltro popolare tra i fan già da prima).

Il 23 ottobre 2021 i Kraken disputeranno la loro prima partita ufficiale in casa contro i Vancouver Canucks, 11 giorni dopo il debutto in trasferta contro Vegas: in entrambe le occasioni la squadra di Seattle indosserà una divisa con l’iconica “S” che fu un tempo dei Metropolitans. Un cerchio si chiude?

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