Cronache da Bratislava

Hc Slovan 4 Sochi 1

di Gabriele Morganti

L’incontro è quello contro l’HC Sochi, il momento non è dei migliori, i risultati scarseggiano e coach Riha ci ha rimesso l’incarico dopo la sconfitta subita per 1 a 0 contro il Torpedo. Al suo posto è arrivato l’ex allenatore dell’Astana: Eduard Zankovets. Una notizia questa dell’esonero che ha lasciato un po’ di stucco molti dei caldi tifosi di Bratislava, i quali non si aspettavano che a cadere fosse stata la testa di coach Riha, allenatore al quale sono ovviamente affezionati per via dei precedenti risultati che il ceco è riuscito ad ottenere alla guida dello Slovan sia in KHL che nella stessa Extraliga slovacca, ma si sa, in queste situazioni, quando manca una qualsiasi sorte di gioco e quando i giocatori pattinano poco ed arrivano sempre secondi sul disco, il primo a rimetterci la pelle è sempre l’allenatore e quindi: fuori Riha e dentro Zankovets. Stando però a sentire i pareri dei tifosi, a mancare allo Slovan è proprio una rosa adatta a poter competere in un campionato quale la KHL, ed allora il giorno seguente al cambio in panchina, la dirigenza ha annunciato l’acquisto del ventottenne ex NHL Boychuk, senza dubbio incaricato numero uno a risanare un attacco in crisi di gol. A complicare però ulteriormente le cose in casa Bratislava, e ad aggravare ancor più il morale dei sostenitori, ci ha pensato la disfatta rimediata per 3 a 2 all’OT sotto i colpi della Dinamo Riga, alla prima di Zankovets e con Boychuk fuori rosa a fare foto con i tifosi durante le pause. Sul banco degli imputati sono così finiti tutti, top player compresi.

Marek Mazanec 1E’ lunedì, il giorno della sfida dell’Ondrej Nepela Arena tra HC Slovan Bratislava e HC Sochi. Il primo ingaggio è previsto per le ore 19.00 e per questo passiamo l’intera giornata girando per le vie del bellissimo centro della capitale slovacca, pregustando però di già l’inizio dell’incontro. Speriamo ovviamente come d’altronde tutti qui a Bratislava nell’esordio di Boychuk, ma l’annuncio della formazione ufficiale sui social poche ore prima della partita ci delude: la prima con la nuova maglia per il canadese non avverrà oggi. Alla fine però poco importa e con grande entusiasmo e con il collo avvolto dalla sciarpa rossoblu dello Slovan, ci avviamo con largo anticipo in direzione dello stadio del ghiaccio. All’Ondrej Nepela Arena ci si arriva in filobus, ed è il 204, pieno di tifosi, che ci porta alla fermata Zimny Stadion e ci apre lo sguardo al palazzo che in tutta la sua grandezza, circondato da edifici, si impossessa della città. L’atmosfera è febbrile, le strade intorno allo stadio pullulano di gente e i colori rosso e blu sono i più facilmente notabili. Ci avviamo non con senza qualche difficoltà, facendoci spazio tra tifosi e bagarini, alla biglietteria, dove acquistiamo i nostri biglietti in curva nel settore A6, come già precedentemente programmato, esattamente sotto alla casa del tifo made in Bratislava. Entrando sugli spalti infatti notiamo subito i tamburi posizionati poche file sopra di noi nel settore del tifo organizzato, passa qualche minuto, facciamo qualche foto e poco dopo iniziano ad entrare i giocatori di entrambe le squadre per il riscaldamento, le tribune iniziano a riempirsi finché non si aspetta altro che i bastoni incrociati in occasione del primo ingaggio del match. Ad anticipare la partenza c’è però il momento, toccante, degli inni nazionali: tutti in piedi e si inizia con quello russo; a seguire quello di casa, slovacco, che tutti sugli spalti, compresi noi, accompagnano con una sciarpata.

Pronti, via e si parte. L’atmosfera sugli spalti è tesa, i tifosi sono accorsi in gran numero, ed una vittoria è più che mai importante se non si vuol perdere troppo contatto con le squadre che occupano le posizioni che contano, il Sochi è inoltre una di queste, rivale di conference a più dieci punti sullo Slovan. A partire con il piglio giusto sono però gli ospiti che dopo pochi minuti sfiorano subito il vantaggio con un polsino di Wellman che dall’altezza del cerchio d’ingaggio, batte Mazanec ma colpisce la traversa facendo tirare un sospiro di sollievo a squadra e supporters di casa. Passa però poco tempo e lo Slovan risponde: Viedensky ha spazio, lo attacca ed entra nel terzo offensivo, vede il taglio di Repik che si dirige a tutta velocità verso Barulin, lo serve in diagonale splendidamente, ma il numero sessantadue a porta quasi smarrita non colpisce perfettamente il disco che si va così ad incastrare sotto il gambale di Barulin, donando la falsa impressione del gol a molti di noi sulle tribune, oltre che a Kaspar sul ghiaccio, ed il punteggio resta sullo zero a zero. La compagine di casa però è molto indisciplinata, prende molte, troppe penalità, e Mazanec è costretto agli straordinari per tenere in partita i suoi, esibendosi in particolare in un glove save strappa applausi e grida su un azione condotta magistralmente da Lapenkov, chiuso però sul più bello da un Mazanec in serata. Il primo drittel di gara si chiude in estrema difficoltà per il Bratislava con il disappunto marcato, ed espresso, del pubblico di casa: situazione di powerplay per lo Slovan, la prima del match, Barker a gestire in difesa il disco, e la pressione solitaria di Padaikin, da solo contro tre, che mette però in crisi l’impostazione dello Slovan e fa scadere il tempo tra i fischi che cadono dagli spalti. La formazione di coach Zankovets dà l’impressione di essere estremamente nervosa e ferma sulle gambe.

Nel secondo periodo però la storia cambia totalmente, la partita è più equilibrata, il Sochi più falloso ed impreciso e lo Slovan approfitta di un bruttissimo errore difensivo di Alexandrov per sbloccare la partita e far esplodere il palazzo: il numero due dei russi perde il disco dietro la porta difesa da Barulin, Viedensky glielo porta via, e serve nello slot Michal Repik che si lancia sul disco ed in tuffo batte l’estremo difensore per l’1 a 0 Bratislava. È proprio in seguito al gol che i ragazzi di casa sembrano sciogliersi totalmente, ed essendo in vantaggio ed in sicurezza per via di un Mazanec insuperabile, cominciano così a pattinare ed a far girare il disco velocemente, prendendosi, inoltre, ora più rischi del solito. Passano quindi appena quattro minuti e lo Slovan raddoppia: Genoway entra nel terzo offensivo a tutta velocità, porta a spasso la difesa avversaria, raggira la porta di Barulin e serve poi al centro Smolenak che tutto solo non sbaglia e trova la rete del 2 a 0. Questa volta il grido del pubblico è ancora più forte di prima, ancor più liberatorio, lo Slovan è avanti per due gol a zero e sulle tribune si strilla, si salta e ci si abbraccia. I secondi venti minuti sono da qui un crescendo, il tifo aumenta sempre di più, ai cori partecipano ormai tutti dalle tribune, nessuno escluso, e gli stessi occhi dei tifosi, fino a poco prima tesi e poco rilassati, cominciano ad illuminarsi: lo Slovan gioca bene, il Sochi non vede più un disco ed i giocatori lasciano la pista questa volta tra gli applausi dei propri sostenitori.

 

Nel terzo drittel il copione non cambia. La squadra di casa approfitta di un nuovo powerplay per trovare il gol del 3 a 0: Despres si esibisce in un passaggio a rimorchio per il compagno di linea Nick Ebert che prende la mira e con un tiro di polso magistrale batte Barulin per la terza volta nel corso del match. Sugli spalti è sempre più festa: Smolenak sfiora la marcatura del 4 a 0 in breakaway; gli arbitri annullano un gol a Barker, con il suo tiro che effettivamente colpisce l’incrocio dei pali quando noi tutti dalle tribune avevamo invece erroneamente gridato a “GOL!”; mentre lo stesso Smolenak sigla poi in seguito la sua doppietta personale battendo sotto porta Barulin dopo il buon lavoro di Genoway. A cinque minuti dal termine arriva però la rete del 4 a 1 finale firmata Padaikin che serve solo per le statistiche e che non concede purtroppo lo shutout al buon Mazanec, che lo avrebbe senz’altro meritato, dopo una serata strepitosa tra i pali. L’incontro termina con tutto il palazzo in piedi e nel bel mezzo di una pioggia di applausi, iniziata ad un minuto dal termine delle ostilità e protratta poi anche a partita finita. In seguito il saluto reciproco tra squadra e tifosi: nessuno lascia il proprio posto, i giocatori disposti a cerchio a centro pista, i cori della curva, si battono le mani e si sbattono le stecche; poi la scivolata di Mazanec sotto gli ultras tra i canti a lui indirizzati; e poi il giro di pista finale di tutta la squadra. Una festa. Una serata perfetta, magica, a simboleggiare la sete insaziabile di hockey di una città intera.

Lasciamo così l’Ondrej Nepela Arena con ancora la sciarpa al collo che vestiamo orgogliosamente, elettrizzati e senza ormai più voce, e ci indirizziamo verso il centro per una birra. Camminando per le vie della città storica una ragazza ci ferma e ci dice: “Have you been to the match?”. Al che noi rispondiamo:”Yes, Daje Slovan!”.

Arrivederci Bratislava.

 

 

 

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