Ciao Gordie “Mr. Hockey” Howe

di Giuseppe Poli

Gordie Howe ci ha lasciato ieri, venerdì 10 giugno. È stato uno dei più grandi giocatori nella storia della NHL. È stato “Mr. Hockey”. La sua fama vive nei libri, nei filmati, nei fiumi di parole scritte dai giornalisti di allora, nel libro dei record e in tutte quelle storie e foto che si è lasciato alle spalle.

L’America si è fermata per ricordare il suo campione. I più grandi giocatori di hockey riescono ad influenzare una generazione, qualcuno può arrivare a due, Gordie Howe è arrivato ad influenzare sei decadi di giocatori di hockey.
Per tutta la sua vita ha indossato i pattini; ha pensato, ha agito, ha fatto qualsiasi scelta per il suo amato sport. È ritornato sul ghiaccio dopo essere stato inserito nella Hall of Fame. Ma non è tornato solo per farsi vedere; nella stagione 1979-80 con i Whalers, in NHL e lo sottolineo, ha giocato 83 partite realizzando 43 punti e ha fatto tutto questo all’età di 51 anni.

Ha rappresentato una città, Detroit, nel modo migliore in cui si possa rappresentarla; venticinque anni nella stessa squadra, quattro titoli, oltre 20 presenze nell’All Stars game. Anche Wayne Gretzky ha perso il suo eroe. “Era tutto per me” ricorda Wayne, “È stato un secondo padre, un amico, abbiamo avuto un legame inscindibile anche con 33 anni di differenza. A 17 anni, Howe mi ha chiamato ai New England Whalers, dove giocava. Il giorno in cui ho firmato mi ha chiamato e mi ha detto: hai lavorato così duramente per arrivare qui, ma ora inizia il lavoro duro. Non dimenticherò mai questo”.
Non molto tempo dopo, Gretzky è andato, su richiesta dei funzionari WHA a fare promozione per quel campionato insieme a Howe e Bobby Hull. “Non dimenticherò mai quel momento. Eravamo in piedi nella hall del Plaza Hotel e Muhammad Ali era lì; era venuto a salutare Gordie e Bobby. Mi ricordo di aver pensato, ‘Oh mio Dio, Muhammad Ali è venuto a salutare Gordie Howe e Bobby Hull”.
Gretzky è diventato “The Great One”, ma il suo 99 è nato per onorare il 9 di Howe. “Lui è e sarà sempre il più grande”; questa frase di Gretzky racchiude molto bene il pensiero non solo di Wayne ma di tutti quei giocatori che almeno una volta lo hanno incontrato.

Howe ha influenzato tante persone che hanno giocato in NHL o solo sognato di farlo. Durante la maggior parte della sua carriera è stato sottopagato, anche considerando la sua epoca. Quando ha chiuso con l’hockey giocato ha fatto molte apparizioni non solo per sé ma anche per gli altri; ha aiutato molte persone, ha partecipato a molte raccolte di fondi solo per aiutare un amico. Nel fare tutto questo non ha dovuto fare molta fatica, ha dovuto solo esser se stesso.
Quando riusciva ad andare ancora alle partite lui amava mescolarsi tra la gente, magari con un boccale di birra in mano. Avrebbe tranquillamente potuto nascondersi. Godersi la partita in qualche privè.

È questo che lo ha reso “Mr. Hockey” e per questo che lo è diventato.